I giorni della grande classica del Ravenna Festival

Dopo Semyon Bychkov e i Munich Philharmonic, arrivano Ottavio Dantone e Accademia Bizantina, Leonard Slatkin e l’Orchestre National de Lyon, Juraj Valchuha e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Yuri Temirkanov e l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo

Temirkanov Fest

Yuri Temirkanov

Il Ravenna Festival, sin dalla sua  nascita, è un punto di riferimento per ogni orchestra di alto profilo: ogni anno, infatti, si avvicendano sui vari palchi compagini tra le più importanti del panorama internazionale.

Quest’anno, rispetto al recente passato, l’impegno orchestrale è aumentato portando addirittura a cinque gli appuntamenti che vedono presenti a Ravenna grandi formazioni, e grandi  direttori e grandi solisti.
Il primo appuntamento è andato in scena il 28 maggio con i Munich Philharmonic diretti da Semyon Bychkov.

Nel secondo appuntamento sinfonico (lunedì 12 giugno ore 21 al Pala De André) avverrà l’incontro di due grandi eccellenze italiane, l’orchestra Accademia Bizantina, acclamata in tutto il mondo come una delle più importanti orchestre che praticano musica strizzando l’occhio alla prassi esecutiva storicamente informata e diretta dal proprio deus-ex-machina Ottavio Dantone, e il violoncello di Giovanni Sollima, notevole compositore oltre che gran virtuoso dello strumento a corde dal timbro baritonale. Questo incontro sarà incentrato sulla musica di un compositore austriaco mai abbastanza celebrato, Franz Joseph Haydn. Le sinfonie nn. 80-81 sono state composte, insieme alla n.79, come un ciclo unico nello stesso periodo di composizione del Concerto n.2 per violoncello, grande banco di prova per ogni solista: in questa fase della lunga vita al servizio dei principi Esterhàzy, l’ormai cinquantenne compositore era riconosciuto come il riferimento per ogni giovane musicista e proprio a questo periodo risale l’amicizia con il giovane Mozart per il quale Haydn nutriva una forte stima.

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Leonard Slatkin

Un altro ritorno al Festival, nel terzo appuntamento (15 giugno alle 21 al Pala De André), è quello del Concerto per violino op.64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy: ad interpretarlo sarà chiamata l’immensa Anne-Sophie Mutter che, insieme all’Orchestre National de Lyon, offrirà la personale lettura del difficile concerto del compositore tedesco. Il direttore Leonard Slatkin sarà alla guida della compagine francese che in apertura di concerto eseguirà Le Carnaval Romain op.9 di Luis-Hector Berlioz e chiuderà la serata con tre tra i brani più famosi di Maurice Ravel scritti per orchestra sinfonica: la Rhapsodie Espagnole e la Pavane pour une infante defunte sono collegate alla ascendenza spagnola del compositore, mentre la suite n.2 tratta dal balletto Daphnis et Chloé  è  frutto della collaborazione del musicista con i celebri Balletti russi di Sergej Djagilev. All’interno della serata troverà anche spazio una composizione di Tōru Takemitsu, Nostalghia scritta dal compositore giapponese in memoria del celebre regista russo Andrej Tarkovskij.

Il 30 giugno sarà la volta dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha, già a lungo direttore stabile di questa formazione, che eseguirà, insieme al pianista francese David Fray, il Concerto per pianoforte op. 54 di Robert Schumann. Quest’opera, uno dei più autentici manifesti dell’arte compositiva del musicista tedesco, ebbe la sua prima rappresentazione nel 1846 a Lipsia con Clara Wieck, moglie del musicista sassone, alla tastiera, diretta niente meno che da Felix Mendelssohn-Bartholdy. Il secondo brano, che chiuderà il concerto, sarà il famoso Eine Alpensinfonie op. 64 di Richard Strauss, ultimo poema sinfonico scritto dal musicista monacense in un periodo nel quale il suo interesse compositivo si era ormai rivolto verso l’opera.

Totalmente rivolto all’opera di Dmitrij Shostakovich sarà, invece, il concerto dell’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, il 4 luglio, diretta dalla bacchetta russa di Yuri Temirkanov. Il primo dei due brani in programma sarà il Concerto per pianoforte con accompagnamento di orchestra d’archi e tromba n. 1, eseguito con l’apporto fondamentale del pianista russo Denis Matsuev e del trombettista Bogdan Dekhtiaruk, mentre chiuderà l’esibizione della compagine ingriana l’esecuzione della Sinfonia n. 7 del compositore pietroburghese dedicata proprio alla città, il cui nome al tempo era Leningrado, nel massimo impeto patriottico durante l’ultima Guerra Mondiale.

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