Il maestro dei Giovani Europei: intervista a Paolo Olmi

Il direttore ravennate tra Young Musicians European Orchestra, lirica e Oriente

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Paolo Olmi

Il gemellaggio è una delle forme che nell’ultimo decennio più si è imposta nella promozione e nella diffusione della cultura musicale. Ciò che lo rende, oltre che intellettualmente interessante, anche commercialmente appetibile, è la grande risonanza che può avere nei luoghi prescelti per le esibizioni.
Certamente è ancor più imponente se nel progetto si considera di avere un’orchestra composta non da professionisti navigati, ma da giovani di ottime speranze, magari provenienti da paesi e continenti differenti.
In questo solco s’inserisce il progetto della Young Musicians European Orchestra, compagine fondata e diretta dal maestro Paolo Olmi, ternano di nascita, ma da sempre ravennate. Proprio il famoso direttore d’orchestra si è concesso in un’interessante chiacchierata sui temi a lui più cari.

Un’orchestra giovanile con musicisti provenienti da tutta Europa e Asia. Tante culture differenti come riescono a sposarsi?
«Con il lavoro, con la quotidianità della vita in comune e con la creazione d’importanti rapporti umani. Abbiamo tra le nostre fila musicisti provenienti da culture molto lontane che, tuttavia, proprio grazie al lavoro, grazie a un obiettivo condiviso, trovano naturalmente una comunione che si manifesta in maniera virtuosa. Tutto ciò è possibile anche grazie ad un aspetto importante, ovvero la responsabilizzazione del singolo orchestrale».
Responsabilizzare i giovani. Quindi è questa la chiave del successo della Ymeo?
«Probabilmente è una componente affatto secondaria. Chi suona con noi sa quante prove facciamo per un concerto, proprio per creare un ambiente sonoro famigliare. Quello che non ci si aspetta dalle orchestre giovanili con questo genere di pianificazione è di evitare di “studiare” i passi più scomodi. I ragazzi sono contattati mesi prima e vengono loro messe a disposizione, da subito, le parti per lo studio individuale. Il risultato è che alla prima prova tutto è già molto convincente proprio grazie alla dedizione e all’impegno che i ragazzi profondono anche grazie a quest’opera di responsabilizzazione. In fondo è l’Orchestra dei Giovani Europei, e noi pensiamo che loro siano i primi proprietari del gruppo».
Quindi giovani musicisti bravi e talentuosi. Tanti ce ne sono nell’orchestra, come fare per valorizzarli tutti?
«Questo è un aspetto curioso, perché questi ragazzi sono tutti bravi solisti, tuttavia il lavoro orchestrale differisce alquanto da quello solistico, perciò è interessante cercare di creare delle dinamiche di gruppo integrando l’indole solistica all’interno dell’orchestra. Con ciò, però, non si vuole soffocare il guizzo solistico, tanto che negli appuntamenti di dicembre (vedi in fondo all’intervista, ndr) abbiamo eseguito tre concerti con protagonisti musicisti presi dall’orchestra».
La sua carriera impone anche altre prospettive: quali sono i suoi orizzonti futuri?
«L’Ymeo è una bellissima realtà, ma un altro mio grande interesse è l’oriente. Ritengo sia un polmone essenziale per le nostre orchestre ed esercita un fascino incredibile. Sopra tutto amo moltissimo l’Oman ed avrò la fortuna di essere lì a marzo insieme all’orchestra dell’Opera di Roma per dirigere Pagliacci con la storica regia di Zeffirelli».
Dunque l’opera nel futuro?
«L’opera sempre. Prossimamente ritornerò a Tokyo con un titolo che amo moltissimo, Così fan tutte. Ho sempre avuto, inoltre, un certo legame con le Città della cultura: nel 2020 sarà Fiume-Rijeka e vorrei portarle Romeo e Juliette di Charles Gounod con un cast di giovanissimi interpreti».
Operista convinto, dunque. La domanda finale è d’obbligo: quale titolo preferisce?
«Le nozze di Figaro di Mozart. L’opera che forse ho diretto di più: sicuramente più di 120 recite. Mi ha stregato, ce l’ho nel cuore».

In tv. Terminata la tournee in Cina, la Young Musicians European Orchestra diretta da Paolo Olmi sarà la protagonista di un documentario musicale realizzato durante il recente Concerto di Natale a Betlemme con il contributo del Ministero degli Esteri e della Regione Emilia Romagna. Il programma verrà trasmesso su Rai 5 il 6 gennaio alle 8,20 e alle 19,20. Sono previste musiche di Carrara, Vivaldi e Mozart eseguite nella Chiesa di Santa Caterina alla Natività a Betlemme .Tanti i solisti tra i quali vanno citati i giovanissimi violinisti Gennaro Cardaropoli (20 anni ) e Matteo Cimatti (17 anni ) insieme allo straordinario violista Timothy Ridout ( 21 anni ).

 

 

 

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