Giacobazzi e la “romagnolità”: «La nostra cadenza mette allegria»

Parla il noto comico ravennate: «Ho usato la tv per farmi spalancare le porte del teatro…»

1513781331967.jpg Giuseppe Giacobazzi In Io Ci Saro Raddoppia La Data Di Parma

Giuseppe Giacobazzi

La sua comicità in salsa romagnola è ormai nota a tutti. Sarà anche per questo che sta riscuotendo successo di pubblico in tutt’Italia, la seconda stagione dello spettacolo Io ci sarò di Giuseppe Giacobazzi, nome d’arte di Andrea Sasdelli. In Romagna, l’appuntamento è per il 4 e 5 maggio quando al Teatro Bonci di Cesena sarà possibile farsi un mare di risate, non senza però avvertire una velata malinconia, nelle due ore di monologo.

Giuseppe Giacobazzi, si aspettava un così bel riscontro nei teatri?
«Ci speravo forse, nei momenti di maggiore ottimismo… Siamo molto soddisfatti ed entusiasti perché non credevamo di poter replicare la prima stagione, invece abbiamo persino ‘esagerato’…».
Strada facendo, il testo ha subito delle modifiche?
«Certamente. Già replica dopo replica, abbiamo aggiustato alcune cose, spesso aggiungendo qualcos’altro. Non so perché, ma lo spettacolo dovrebbe durare un ora e quaranticinque minuti, invece è sempre di due e ore e dieci e non ce lo spieghiamo… Dopo due anni, è un lavoro maturo che diventerà perfetto a maggio al termine della tournée, ossia quando è destinato a morire».
Come le piace definire il suo spettacolo?
«Non sono mai stato un comico puro da battute, ma uno che racconta delle storie, spesso ispirate alla mia vita che – credo – non sia molto diversa da quella degli altri, e per questo è così facile immedesimarsi…».
In Io ci sarò parla per esempio della sua paternità tardiva, condizione molto frequente al giorno d’oggi…
«Sì. Per certi aspetti il lavoro riprende il precedente, Un po’ di me, dove avevo parlaro della mia odissea nel mondo della fecondazione assistita a cui mia moglie ed io abbiamo fatto ricorso e mai mi sarei aspettato di essere contattato da tanta gente che ci ringraziava per aver affrontato la questione. In questo nuovo spettacolo, invece, parto da una riflessione: essendo un genitore di 55 anni con una figlia di 5, Non so se riuscirò a vedere i miei nipoti e nel caso ci riesca, riuscirò a viziarli, a giocare con loro, a parlarci e raccontar loro delle storie, cercando di dare consigli che non verranno sicuramente ascoltati, a spiegargli anche questo buffo movimento di sentimenti che è la vita? E così, con questo nuovo monologo, cerco di comunicare con i miei futuri nipoti».
Nel corso della sua lunga carriera, 25 anni, si è diviso tra tv, cinema e teatro. Qual è la sua dimensione preferita?
«Il teatro indubbiamente. Ho usato la televisione con le sue grandi potenzialità e la popolarità di Zelig, trasmissione che mi ha lanciato a partire dal 2006, per far sì che mi si spalancassero le porte del teatro. Il piccolo schermo ti fa conoscere, poi però in teatro bisogna dimostrare di saperci stare. La fortuna nella vita è un fattore determinante anche se dopo così tanti anni di duro lavoro, forse chi mi segue ha capito che c’è dell’altro… Senza essere un personaggio televisivo, la gente viene a teatro e lo fa soprattutto grazie al passaparola. Non è male!».
C’è qualcuno che ha in qualche modo ispirato la sua comicità?
«Mi sono avvicinato a questa professione per caso, semplicemente seguendo un’indole naturale… Per carità c’è anche chi è in grado di sviluppare le giuste tecniche per far ridere la gente senza però necessariamente avere un appeal. Non ho una precisa fonte di ispirazione. Ma mi sono sempre piaciuti i comici che raccontano storie reali, a volte dissacranti o irriverenti. Ricordo in particolare quello che per me è un capolavoro assoluto: il film a episodi del 1963 I mostri diretto da Dino Rissi e interpretato dagli eccellenti Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Come non ricordare grandi maestri come Totò ed Eduardo De Filippo, la storia della comicità italiana è costellata di nomi eccellenti».
Cosa pensa della comicità romagnola e com’è percepita fuori dalla nostra regione?
«La Romagna ha un’identità bella tosta e per così dire riconoscibile ovunque. D’altra parte la nostra terra ha formato molti artisti a partire proprio dalla spiagge note in tutt’Italia malgrado un’acqua del mare non proprio eccellente. La ‘romagnolità’ è facile da percepire perché è ormai dentro tutte le persone e la nostra cadenza mette allegria».
Cosa le piace andare a vedere a teatro? Cosa ama leggere?
«Non ho autori preferiti in assoluto. Mi piace spaziare da tutto ciò che è classico ai soggetti più innovativi, purché in grado di trasmettermi emozioni. Sono un onnivoro anche nella musica, dove oscillo paurosamente dal cantautorato italiano all’heavy metal più estremo».
Progetti per la prossima estate?
«Ozio assoluto, per dedicarmi a tempo pieno al riposo e alla mia famiglia. Voglio godermi le lunghe giornate calde e i miei affetti più cari. Mi sembra un ottimo progetto! Poi, mi dedicherò certamente a un nuovo spettacolo da portare in giro per i teatri a partire dal gennaio 2019».

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