I tre spettacoli-manifesto del festival Ammutinamenti, incandescenti ed estremi

Dalla ribellione della capoeira al rapporto tra l’uomo e la natura

Cosimi

Paolo Lattanzi in Sopra di me il Diluvio

XX, Ammutinamenti 2018, è un’edizione politica, segnata da una presa di posizione forte, di responsabilità e di cura, di attenzione critica e pragmatica nei confronti del mondo. XX celebra il ventennale di Ammutinamenti, partiti dai Lavori in Pelle ad Alfonsine, dalla presa in carico culturale di Selina Bassini e Monica Francia, non ancora trentenni, ora affiancate da un gruppo di giovani curatrici nell’organizzazione di uno dei festival più intuitivi e complessi tra quelli che raccontano lo scenario della danza contemporanea autoriale, più giovane e di ricerca in Italia.

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Ammutinarsi vuol dire ribellarsi all’autorità, costruire un’altra relazione con il potere e Ammutinamenti continua ad ammutinarsi, a segnare nuove prospettive, lontane dalle logiche consolidate; celebra un altro potere possibile, tassello dopo tassello, a partire dai danzatori che, come dice il coreografo Virgilio Sieni, hanno sempre un corpo politico.

Tre sono gli spettacoli-manifesto, incandescenti ed estremi, che portano chi li incontra fuori dalla propria comfort zone e spingono al pensiero critico, alla domanda, all’azione.

Il primo spettacolo è Òmnira della coreografa greca Stella Spyrou (in piazza S. Francesco, l’8 settembre alle 17.30). Ispirato al monologo Farewell del poeta greco Yannis Ritsos, scritto nel 1957 dopo la morte del rivoluzionario cipriota Grigoris Afxentiou, vede in scena cinque danzatrici in una partitura coreografica intensa ed energica, nata dalle suggestioni del testo, unite a quelle della capoeira (di cui Spyrou è docente), arte marziale danzata nata tra gli schiavi yoruba del Brasile e vietata, come pratica ed espressione di libertà, nelle piantagioni sino al 1888. Il risultato è Òmnira, liberazione in lingua yoruba, che vede l’incontro, analogico, tra la danza di ribellione degli schiavi africani deportati nelle colonie e quelli degli schiavi contemporanei stretti nelle maglie del biopotere della globalizzazione.

Secondo spettacolo è R.OSA-Dieci esercizi per nuovi virtuosismi di Silvia Gribaudi, protagonista Claudia Marsicano che con questa interpretazione si è aggiudicata il Premio Ubu 2017 come migliore attrice/performer under 35 (alle Artificerie Almagià, il 10 settembre alle 21). Ironico e lieve, molto dissacratorio nei confronti di tutti i nostri stereotipi sulla bellezza, R.OSA distrugge le nostre presunte certezze sul corpo, sulle regole auree incise da consumismo e narcisismo, senza violenza e polemica, ma con grazia e intelligenza. Disintegra la nostra attitudine al dismorfismo più di un trattato filosofico e di una seduta di psicoterapia comportamentale. Da vedere, assolutamente, magari con i figli adolescenti.

Ultimo spettacolo-manifesto è Sopra di me il Diluvio di Enzo Cosimi con Paola Lattanzi (alle Artificerie Almagià, l’11 settembre alle 21). Qui Cosimi continua la sua ricerca poetica sul rapporto doloroso dell’uomo con la Natura, costruendo un assolo struggente ma prepotentemente vitale con Paola Lattanzi, ultima–prima donna del nostro mondo post apocalittico, selvaggia, bellissima e disperata, tribale e immensamente dolce e vitale. Qualcuno, vedendolo, si è commosso come quando ha letto La strada di Cormac McCarthy.

XX Venti è quindi una rifondazione di orizzonti, una pratica, non una narrazione; è un richiamo alle armi, al rimettersi in cammino, scegliendo di essere scomodi e coraggiosi dentro gli spazi che ci troviamo ad abitare, siano essi corpi, città, relazioni, abitudini, per plasmare nuovi territori, più equilibrati, belli e giusti di quelli che attraversiamo ora.

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