La favola del cambiamento

Andrea AlberiziaQuanto visto finora, negli otto mesi trascorsi dal ballottaggio che ha lasciato Palazzo Merlato nelle mani del centrosinistra, è già un bell’indizio per temere che il cambiamento rispetto allo scorso governo promesso in campagna elettorale dal candidato Michele de Pascale, poi diventato sindaco, rimarrà una favola. A sgombrare un po’ di dubbi, in realtà sorti sin dalle prime mosse della nuova amministrazione, sono arrivate le recenti scelte del primo cittadino per otto posti da dirigente comunale.

Si è sempre detto di quanto pesi il ruolo dei capi area nella cosa pubblica: possono cambiare gli assessori che danno la linea politica ma le leve stanno in mano a loro, ci dicevano. Le aspettative di aria nuova le aveva alimentate in più occasioni proprio De Pascale, facendo del rinnovamento un tema centrale della campagna. Mossa obbligata per convincere l’elettorato sulle possibilità di segnare uno scarto rispetto al passato: «Attraverso il meccanismo della turnazione – scriveva il candidato Pd in una nota inviata alla stampa il 16 giugno – porteremo un cambiamento radicale nella macchina comunale, sia nella parte politica che nella parte tecnica, in modo da valorizzare le competenze di tutti, ma consentendo, nei settori in cui vogliamo dare un cambio di passo, di poter portare innovazione anche inserendo nuove persone, con visioni e energie nuove».

Otto mesi dopo si fa fatica a vedere tracce di energie nuove di fronte a sei dirigenti confermati su otto nomine. E non sfugga il dettaglio sugli altri due: uno si è trasferito in Friuli e l’altra stava lavorando pur essendo già in pensione. Insomma, impossibili da confermare. Per le sei posizioni erano arrivate 112 candidature: 59 persone, tra cui le sei già in carica, sono state ammesse ai colloqui con la commissione. «Abbiamo scelto i migliori possibili», è la difesa di De Pascale.

E non si può dimenticare che il pacchetto di conferme in blocco va a sommarsi alle scelte per la giunta. Quattro assessori su nove erano già nell’ultima squadra del Matteucci bis e tra le cinque new entry ci sono il segretario comunale del Pd, il segretario provinciale del Pri e una ex parlamentare. Non solo. Tra la composizione della giunta e le nomine dei dirigenti c’è stato anche il momento di formare il gabinetto del sindaco: su sei membri troviamo una ex assessora provinciale rimasta senza giunta e due che erano già nello staff di Matteucci.

La questione non è sulle competenze di assessori, dirigenti, collaboratori. La questione è sostanziale: se il governo lo fanno le persone e le persone rimangono le stesse, il cambiamento da cosa arriverà?

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