Viene prima il web o prima la carta?

Andrea AlberiziaNel laboratorio ravennate alcune organizzazioni pubbliche o private dei tipi più svariati stanno sperimentando una novità nel rapporto con i mass media. La nuova linea che va prendendo piede consiste nel diramare le proprie notizie ufficiali con tempistiche diverse a seconda del medium destinatario: alle testate online i comunicati vengono mandati con un giorno di ritardo rispetto ai quotidiani in edicola. Cioè chi fa informazione in tempo reale viene informato per ultimo. Non accade per notizie confidenziali ma con comunicazioni ufficiali in cui la fonte si rende esplicita e utilizza i media per raggiungere i cittadini.

Tutto prende le mosse dal fastidio provato dai quotidiani cartacei che non amano arrivare in edicola con pagine di notizie già circolate sul web nelle 24 ore precedenti e quindi che hanno già raggiunto una fetta di potenziali lettori. Il giornalista, si sa, vuol dare la notizia prima possibile e possibilmente per primo. E qui arriva la proposta delle testate dei principali quotidiani cittadini alle fonti: informare prima loro e poi il resto del mondo. Risultato: compri il giornale alle 7 del mattino e ci trovi la notizia presa dal comunicato stampa del giorno prima e un paio di ore dopo la leggi sul www. Ammesso che sul web venga pubblicata perché anche nelle testate online ci sono giornalisti e pure per loro vale quanto detto prima: il giornalista vuol dare la notizia prima possibile e possibilmente per primo. Fare da ruota di scorta non piace.

Finora hanno per certo già sperimentato la cosa alcune forze dell’ordine, qualche Comune, qualche associazione di categoria, Hera, qualche politico. Il messaggio che esce è chiaro. Per le ragioni già spiegate, i quotidiani danno meno spazio a una notizia già uscita online e i siti danno meno spazio a una notizia già uscita in edicola: di fronte a questo bivio – nella legittima aspirazione a trovare più spazio possibile sui media – c’è chi ha scelto di schierarsi dalla parte della carta.

È molto probabile che pochi lettori se ne siano accorti. Ed è altrettanto probabile che imparando ora la cosa a molti possa sembrare, magari giustamente, una insignificante questione tutta interna al giornalismo. A noi però è sembrato giusto farlo sapere a chi ci legge. Perché ci pare il mondo al contrario, ci pare lo specchio degli anacronismi e bizantinismi di Ravenna: altrove lo stesso esperimento è naufragato sul nascere. Allora forse raccontare questa circostanza serve anche per raccontare il territorio, la sua classe dirigente e i suoi cittadini. Senza pregiudizi. La cronaca dice questo: ci sono istituzioni che per coltivare le pubbliche relazioni nei confronti della popolazione, nel modo che ritengono migliore possibile, scelgono di fare distinzioni tra i media e privilegiano le testate cartacee (che avrebbero anche una edizione online ma che a loro volta non considerano centrale nella propria attività) a discapito delle testate online. Nel 2017 in cui più della metà della popolazione mondiale ha in tasca uno smartphone connesso a internet. Ognuno valuti la cosa come crede.

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