Turismo: mai così male i lidi ravennati E i dati della città sono i peggiori dal 2007

Le presenze complessive dell’anno, in provincia, crescono solo grazie a Cervia. Storico record negativo anche della permanenza media

Nonostante il titolo di Capitale italiana della cultura 2015, promosso anche a livello nazionale, la città d’arte di Ravenna fa registrare il peggior risultato in termini di arrivi e presenze turistiche dal 2007. Lo certificano i dati Istat di fine ottobre (tendenzialmente per Ravenna quelli di novembre e dicembre sono assolutamente marginali e non influiscono nell’andamento dell’anno), quando la città aveva registrato circa 392mila presenze, in calo del 5 percento rispetto al già pessimo 2014.

Quello delle presenze, come noto, è il dato ritenuto più attendibile per fotografare l’andamento turistico di un territorio, indicando il numero di notti trascorse dai turisti in tutte le strutture ricettive. Con il termine “arrivi” si intende invece semplicemente il numero di turisti che vengono registrati alla reception (questi nella città d’arte risultano in calo solo dell’1,7 percento rispetto al 2014, 201mila contro 204mila).

Per arrivare a un dato peggiore a Ravenna bisogna appunto risalire al 2007, mentre allargando l’orizzonte al decennio, nel 2005 le presenze in centro a fine anno furono solo 365mila, trentamila in meno di quelle già registrate quest’anno a due mesi dalla chiusura.

Il 2015, nonostante il clima favorevole, con una delle estati più calde degli ultimi anni, fa registrare anche uno storico calo di presenze sul litorale ravennate: a fine ottobre erano 2.168.637, circa 42mila in meno del 2014, caratterizzato invece da un’estate molto piovosa. E in questo caso è ancora più semplice fare il confronto con gli anni precedenti, essendo praticamente il dato finale del 2015, con la possibilità di incremento solo di alcune decine di migliaia di presenze al massimo a fine dicembre, non essendo mai decollato il progetto “Mare d’inverno”. Analizzando la serie storica dei lidi ravennati il risultato è quasi clamoroso: si tratta infatti del risultato peggiore praticamente di un’era, dalla crisi di inizio anni novanta, quando nel 1991 per l’ultima volta non si superò la soglia dei 2 milioni di presenze a fine anno (sull’onda negativa della mucillagine del 1989).

A trainare le presenze totali del 2015 in provincia di Ravenna – che rispetto al disastroso 2014 sono complessivamente in leggera crescita (a fine ottobre il dato è di 6.431.874, quasi 15mila in più, cioè lo 0,23 percento) – ci pensa invece Cervia, che sfruttando il bel tempo chiude i primi dieci mesi dell’anno con circa 3 milioni e mezzo di presenze (più del doppio di quelle complessive in provincia), in crescita del 2 percento rispetto al 2014. Per completare il quadro cresce (del 3 percento) anche la “Romagna faentina” mentre cala (di 2 punti percentuali) la “Bassa Romagna e Russi” ma si tratta di numeri residuali (rispettivamente 200mila e 80mila presenze).

Analizzando altri parametri dei dati, complessivamente in provincia il 2015 si chiude con il dato del soggiorno medio dei turisti peggiore di sempre (ad eccezione ancora del 1989 della mucillagine, che fa però storia a sé): con 4,8 giorni in media è stato “migliorato” il record del 2014 quando era sceso sotto i 5 giorni per la prima volta da quel 1989. A inizio anni Ottanta, in un’altra epoca per il turismo in Riviera, la permanenza media era addirittura sopra i dieci giorni.

Altro dato drammatico per gli operatori del settore è quello della percentuale di occupazione delle camere, a fine ottobre era al 37,5 contro il 36,8 del 2014 ma in questi ultimi due mesi calerà ulteriormente: l’anno scorso chiuse al 35. Solo cinque anni fa era attorno al 50 percento.

Per quanto riguarda infine la provenienza dei turisti, rispetto all’anno scorso calano anche gli stranieri, passando dal 20,7 percento del totale al 19,3. Una percentuale in crescita rispetto a una decina di anni fa, quando nel 2005 si toccò il minimo con il 17 percento di stranieri, ma in calo rispetto all’inizio degli anni 2000, quando erano oltre il 22 percento del totale. Tra gli italiani, le regioni Emilia-Romagna e Lombardia rappresentano da sole (suddivise in maniera quasi equa) oltre il 60 percento dei visitatori; seguono staccatissime, nell’ordine, Piemonte, Veneto e Toscana.

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