Alberto Angela a Ravenna «per un viaggio dinamico nel tempo». In tv il 26 luglio

Le telecamere di Superquark hanno accompagnato il celebre divulgatore per diversi giorni tra monumenti e mosaici e siti culturali della città: «Per rendere tutti orgogliosi del proprio patrimonio». Le immagini andranno su Rai Uno in due puntate

RAVENNA 07/07/17. ALBERTO ANGELA

Alberto Angela alla Domus dei tappeti di pietra

«La grande storia è fatta di piccole storie», evidenzia Alberto Angela. Raccontarle è importante perché solo così si può avere un quadro completo: «Il nostro Paese ha un patrimonio incredibile, ma non basta avere il patrimonio. Lo puoi unire e fare un racconto che passa da un sito Unesco a un altro. Il nostro Paese è come un grande libro di storia che si può sfogliare». Ravenna permette di compiere questo grande viaggio, un viaggio «dinamico nel tempo», tenendo conto, precisa Angela, che «il passato è uno specchio del presente. Non esiste il passato. Esiste un eterno presente».

Il celebre divulgatore scientifico e conduttore televisivo ha trascorso alcuni giorni in città per realizzare le riprese che la trasmissione Superquark manderà in onda su Rai Uno in due puntate, il 26 luglio e il 23 agosto. In un momento di pausa all’interno della Domus dei tappeti di pietra ha incontrato la stampa locale.

«Il nostro è un paese dove ogni volta puoi raccontare la storia attraverso la bellezza. A volte la storia la riesci a raccontare attraverso la bellezza dell’arte», dice Angela, e in questa prospettiva, Ravenna ha tanto da dire, un patrimonio del quale andare orgogliosi. Ed è proprio su questo aspetto che punta Alberto Angela con la sua èquipe: «Rendere tutti orgogliosi del proprio patrimonio», andando oltre alla distrazione e all’abitudine ad avere a disposizione, quotidianamente, tali ricchezze. In questo, verrebbe da dire, ci sta riuscendo più che bene. Se in tanti, in questi giorni, hanno voluto incontrarlo, farsi un selfie con lui, è anche per questo. Non solo perché è una persona famosa, ma perché racconta la bellezza del nostro Paese, perché l’arte parla alle generazioni, perché, come sottolinea «dall’inanimato può venire fuori la vita».

Non solo tessere, dunque, bensì la vita. «Ci si appassiona tutti quanti. Queste cose sono un piacere per gli occhi e per l’anima» racconta, e vedi che gli si illuminano gli occhi. Questo a Ravenna lo sappiamo bene, lo sperimentiamo ogni giorno, quando vediamo i turisti ammirati e colmi di stupore. La vita, dicevamo, perché «dietro queste opere ci sono persone, persone come noi». Ecco allora sorgere tante domande: «Chi le ha realizzate? Chi erano quelli che mettevano le tessere? Che fine hanno fatto? Dove sono? Chi erano? Come avevano imparato il mestiere? C’era una bottega, certo. Chi è che gliele ha ordinate? Come concepivano il mondo allora?».

Alberto Angela incontra la stampa locale durante le riprese di Superquark alla Domus dei tappeti di pietra

Se Alberto Angela oggi è a Ravenna è perché Ravenna, da sempre, è stata raccontata. Illustri viaggiatori lungo il corso dei secoli hanno riportato nei loro taccuini di viaggio impressioni su questa antica città, descritta come quieta e silenziosa, splendente nell’oro dei suoi mosaici. Ravenna fa parte dei grandi repertori dell’arte dei primi secoli. Giovanni Ciampini, alla fine del ‘600, pubblica Vetera Monimenta, una ricerca sui grandi monumenti dell’antichità, un’opera sublime, preziosissima, nella quale la nostra città non teme assolutamente il confronto con altri autorevoli contesti storici; meravigliose incisioni corredano i due volumi. Poi Raffaele Garrucci, gesuita indefesso, che pubblica nella seconda metà dell’800 un’opera monumentale sulla storia dell’arte cristiana, dove le immagini dei nostri Battisteri e delle nostre Basiliche sono splendidi disegni ricavati dalle foto di Luigi Ricci, padre di Corrado Ricci.

Numerose le guide per accompagnare i forestieri, ma anche i ravennati, alla scoperta della nostra bella città. Sull’imbrunire del ‘700 Francesco Beltrami, prete ravennate, suddivide la sua opera in tre giornate. Tre giorni a Ravenna! È il minimo, per poterla ammirare tutta. Negli anni ’20 dell’800 Francesco Nanni accompagna Il forestiere in Ravenna: ci voglio almeno due giorni per scoprirla! Anche Corrado Ricci racconta la nostra città, nella sua Guida di Ravenna, opera sulla quale più volte è tornato per arricchirla e correggerla, ampliarla e modificarla, un testo che fa ancora oggi storia. Quanti gli autori che andrebbero ricordati, di ieri e di oggi.

Se un tempo, per descrivere Ravenna, c’era bisogno di ampi carteggi e di pesanti lastre di rame, disegni e foto all’albumina (fino al 3 settembre al Museo Nazionale di Ravenna sono visibili le matrici della prima guida del Ricci), oggi nuovi sguardi e prospettive schiudono le bellezze della nostra città.

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