A Ravenna oltre 40 chat di quartiere su Whatsapp: «Siamo un supporto per il 112»

Il boom di partecipazione dei cittadini che però non piace a tutti tra le forze dell’ordine

Dalle 6 di mattina a mezzogiorno sul telefonino ha ricevuto una sessantina di messaggi via Whatsapp. Il 5 luglio è una mattina come le altre per Alberto Emiliani e sulle chat di gruppo di cui è amministratore arrivano le segnalazioni da varie parti della provincia: furti, passaggi sospetti di auto, scippi, truffe porta a porta. C’è tutto il repertorio della delinquenza di bassa lega, «la micro criminalità che colpisce nell’intimità delle persone e lascia cicatrici spesso psicologiche».

Emiliani

Alberto Emiliani

Si definisce un lupo solitario ma a un certo punto, due-tre anni fa, Emiliani ha deciso di sfruttare i nuovi mezzi di comunicazione «per fare qualcosa in prima persona a favore della sicurezza nella sua città»: dalla collaborazione con altri residenti nel quartiere di viale Alberti è nato un gruppo Whatsapp in cui si sono radunati via via sempre più cittadini per moltiplicare gli occhi e le orecchie e scambiarsi segnalazioni e aiuto.

«Quando siamo partiti so che in città esistevano già iniziative simili in via Simmaco e via Vicoli, siamo tutti esempi di cittadinanza partecipata: volontariato senza etichette di partito, senza schieramenti religiosi, senza razzismi».Nel frattempo il fenomeno si è espanso a macchia d’olio e ora quasi ogni quartiere della città ha la sua chat, in alcuni casi anche la singola via ha creato un suo gruppo. Nel forese la cosa ha preso piede in modo anche più radicato: «Nel paesino ci si conosce tutti, c’è più fiducia tra le persone e soprattutto si avverte molto di più il problema dei furti».

Uno dei fondatori dei gruppi:
«Siamo solo un supporto,
la prima cosa è chiamare il 112»

Il proliferare delle iniziative ha fatto nascere anche una sorta di coordinamento superiore: «Abbiamo creato un gruppo che si chiama Ravenna Sos Chat, che ha anche una pagina Facebook, dove oggi sono inseriti una quarantina di referenti di singoli quartieri in modo tale che la segnalazione partita da una zona della città possa propagarsi anche altrove nell’interesse di tutti». Per non perdere tempo e mandare tutto a ramengo è stato necessario mettere in fila un po’ di regole: «Non ci si scambia messaggi sulla Juventus, non si mandano faccine, non si parla di sciocchezze o dell’asilo».

E su una cosa in particolare Emiliani ci tiene a fare chiarezza: «Non facciamo ronde e non ci sostituiamo a polizia o carabinieri. Sappiamo che a qualcuno delle forze dell’ordine non piacciamo e altri invece apprezzano il nostro contributo. Nel decalogo che ci siamo dati è scritto ben chiaro che in caso di avvistamenti di situazioni sospette la prima cosa da fare è la telefonata al 112 e solo dopo inviare una segnalazione sul proprio gruppo. Il ladro fa il ladro e noi cerchiamo di tenere vivi i quartieri creando una maglia stretta che renda difficile la vita ai delinquenti. Chiamateci volontari, patrioti o come vi pare».

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