Ripresi i lavori nella pialassa Piombone: già accumulati due anni e mezzo di ritardo

I promotori del progetto parlano di risanamento della valle. I contrari ricordano che la laguna passerà da 254 ettari a 145. Le critiche portate anche a un livello istituzionale da Lista per Ravenna e dal Movimento 5 Stelle sono rimaste inascoltate

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In questi giorni la draga sta scavando il canale esterno e si sta riempendo l’argine di separazione tra valle e porto. Dopo mesi di sospensione in estate sono ripresi i lavori per il progetto nella pialassa del Piombone, uno dei più discussi degli ultimi anni. Il nome del progetto depositato è questo: “Intervento di risanamento della pialassa del Piombone e di separazione fisica delle zone vallive dalle zone portuali mediante arginatura artificiale”. Sin dalla sua proposta, però, l’ipotesi ha trovato diverse critiche: una larga fetta di fruitori della valle ha segnalato l’intervento come un allargamento del porto più che un risanamento della valle.

Le osservazioni contrarie vertono soprattutto su due argomenti: il primo riguarda la riduzione della superficie lagunare che alla fine dei lavori sarà di 145 ettari contro i 254 iniziali. Se si va indietro nel tempo, balza agli occhi come la riduzione sia andata di pari passi con lo sviluppo portuale: nel 1954, quando il porto industriale odierno doveva ancora nascere, la superficie del Piomboni era di 500 ettari. Del resto il nuovo progetto prevede la costruzione di un piazzale logistico di 11 ettari, un argine (quello che si sta riempiendo in queste settimane) di 62 e un allargamento del bacino di evoluzione del canale che costeggia il Piomboni. La seconda critica riguarda la separazione dallo scalo: pur costruendo l’argine, le acque che circolano all’interno della valle saranno le stesse del porto, come avviene oggi. Infine, le porte vinciane che si aprono e chiudono con le maree lasciano alla fauna ittica uno spazio molto stretto per entrare nella valle. Le critiche sono state portate anche a un livello istituzionale da Lista per Ravenna e dal Movimento 5 Stelle, rimanendo inascoltate.

D’altra parte i progettisti sostengono che il nuovo sistema di canali vallivo permetta un ricambio d’acqua più veloce e, di conseguenza, migliori lo stato ambientale della Pialassa, compreso quello dei pesci e dei volatili, inquilini principali della valle. Inoltre il progetto ha superato la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e a nulla sono valsi i ricorsi di comitati ai tribunali amministrativi per fermare le draghe.

Al di là delle posizioni, quel che è certo è che il progetto non si è concluso nei tempi previsti nel 2009, epoca della procedura di Via. Si stimavano infatti trenta mesi per la conclusione ma a quasi cinque anni da inizio opere (a fine del novembre del 2012) la pialassa ha ancora l’aspetto di un cantiere a cielo aperto. Va detto che i lavori vengono  interrotti nel periodo di nidificazione degli uccelli e, soprattutto, che sono state necessarie nuove analisi al materiale dragato. Circostanza che ha portato alla sospensione dei lavori. Negli ultimi mesi, però, gli operai sono tornati a lavorare a pieno ritmo e la conclusione del progetto potrebbe non essere lontana, anche se nessuno si sbilancia in previsioni più precise.

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