La prof: «Meglio una DaD ben organizzata che un rientro a scuola pieno di incognite»

Livia Santini insegna inglese al Morigia-Perdisa: «Al primo positivo cosa faremo noi insegnanti che giriamo tutti i giorni più classi?»

Livia Santini

Livia Santini

Abbiamo chiesto una testimonianza a pochi giorni dall’inizio delle scuole a Livia Santini, professoressa d’inglese all’istituto Morigia-Perdisa di Ravenna, nota in città anche per essere l’organizzatrice dell’originale e molto apprezzata rassegna di incontri (e non solo) all’ospedale, “Rianimazione letteraria”.

«Vorrei distinguere due aspetti – è la nota che ci ha scritto, per rispondere alle nostre domande –: ciò che ha messo in campo il ministero e ciò che ha fatto la mia scuola. Sul primo aspetto sono molto critica. Gravito in questo ambiente da quasi 30 anni e mi sarei aspettata che si utilizzasse questa emergenza per fare veramente il bene della scuola, una riforma seria e vera: non più di 15 studenti per classe, distanza suggerita dall’Oms e ripensamento dell’edilizia scolastica in generale, almeno. In realtà ciò non è avvenuto e credo si sia sprecata un’occasione che sarebbe stata d’oro. Ciò che mi ha delusa maggiormente sono le promesse mancate e l’apparente mancanza di coordinamento perfino con il Ministero dei Trasporti per il quale, per ovviare al problema della ressa, siamo improvvisamente diventati dei congiunti con i nostri studenti. Cose che non si possono sentire. Come non si potevano sentire, durante il lockdown, frasi che andavano dal “saremo rigidi nella valutazione” a un, di fatto, “saranno tutti promossi”, svilendo così il lavoro svolto a distanza. Ho dovuto ascoltare io stessa queste affermazioni per credere che fossero vere».

Per quanto riguarda l’istituto Morigia-Perdisa, «in questo mare di incertezza e di timore –continua Santini –, la mia scuola è pronta: il nostro dirigente, come i tanti dirigenti virtuosi sui quali è stato di fatto scaricato l’onere organizzativo della ripresa, ha messo in campo tutte le procedure necessarie con tempismo e attenzione».

La prof passa poi ad analizzare i rischi di questa apertura. «Naturalmente leggere il dottor Pregliasco affermare che aprire le scuole sarà un stress test non mi fa piacere, quando un altrettanto importante virologo invece esprime preoccupazione seria per il rientro a scuola di tutti noi. Nei mesi ho seguito con attenzione e quotidianamente studiosi, virologi ed esperti del calibro trentennale della Capua, della Viola, di Bucci, Burioni, Crisanti, Silvestri e mi sono documentata come ho potuto su riviste internazionali, ascoltando le conferenze stampa dell’Oms quotidianamente, e sono giunta alla personale conclusione che avrei preferito una DaD (didattica a distanza, ndr) ben organizzata almeno fino alla fine delle influenze stagionali che inevitabilmente ci saranno, piuttosto che un rientro a scuola pieno di incognite».

«Naturalmente –continua la nota di Santini – ho fatto il test sierologico e naturalmente farò del mio meglio ma fare lezione distanti con la mascherina imponendo di non spostarsi e contingentando uscite in bagno e ogni movimento, non mi sembra affatto facile, soprattutto nei mesi invernali, quando tenere aperte le finestre sarà impegnativo. Poi al primo positivo in una classe cosa faremo noi professori che in una mattinata ne cambiamo anche 5 di classi? Perchè ormai è evidente dai dati che i droplets emessi da un numero di circa 20 persone concentrati per ore in una stanza non sono una sorta di aerosol di benessere!».

«Altra cosa che non ho apprezzato è il linciaggio mediatico che si riceve dall’opinone pubblica se si è docenti. Sembra che siamo stati a casa a girarci i pollici mentre assicuro che ci siamo attrezzati subito per fare didattica a distanza al meglio e chi non lo ha fatto è solo perchè le linee guida, non essendo state chiare e precise, han lasciato spazio alle intepretazioni personali. Io, di mio, ho iniziato subito e ho svolto anche gli Esami di Maturità in presenza, altra situazione che poteva essere pensata diversamente. Non so se si evince dalle mie parole che io amo profondamente il mio lavoro e per questo vorrei tutelare i miei studenti ed essere tutelata al massimo. Le evidenze, a oggi, sono che i numeri stanno salendo e allora io vorrei semplicemente fare un ragionamento da profana: quando tutta la popolazione scolastica sarà a scuola e cominceranno i contagi e i ricoveri in Terapia Intensiva, ci saranno i posti per tutti? Perchè oltre ad essersi abbassata l’età dei contagiati, a casa abbiamo tutti –studenti e personale scolastico –genitori e congiunti (reali) fragili, anziani o immunodepressi. A oggi, a proposito, i colleghi “fragili” non hanno ancora una normativa a cui affidarsi e siamo già al 9 settembre. Detto ciò, buon anno scolastico a tutti noi, ribadendo come in questo momento sia vitale una solida alleanza scuola-famiglia».

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