Gnocchi il faentino: «La pandemia mi ha toccato da vicino: ho perso degli amici»

Il comico a tutto tondo: «Lavoro su Rete 4 con Porro, ma resto di sinistra, mi piace Bonaccini. In passato mi hanno proposto cinepanettoni, ma non mi piacevano»

GeneGnocchiGene Gnocchi, 65 anni compiuti lo scorso marzo, è tra i comici più longevi in Italia, con una carriera che va avanti ininterrottamente dall’inizio degli anni ottanta, quando debuttò allo Zelig di Milano, probabilmente annoiato da quella di avvocato iniziata qualche anno prima dopo la laurea in Giurisprudenza.

Originario di Fidenza, è ormai faentino d’adozione. La nostra chiacchierata parte proprio da qui.

Gene, come mai Faenza? Riesci a vivere la città? Come ti trovi?
«Mi sono trasferito da ormai 8 anni perché ho sposato una faentina e qui sono nati i nostri figli. Per quanto possibile, essendo spesso in giro per lavoro, riesco a vivere una città che definirei tranquilla e “curiosa”, con tante manifestazioni interessanti, dal Mei alle iniziative dedicate alla ceramica. Ma frequento anche il resto della provincia, vado al mare a Cervia, conosco Ravenna, dove ci sono i miei amici del Bronson (con cui ha collaborato per il suo ultimo spettacolo a tema musicale, ndr)».

Ti fermano per strada, i faentini?
«Beh sì, capita. Mi chiedono cosa sto facendo, ma anche come fare a mandare la figlia a X Factor, o allo Zecchino d’oro, non so perché».

Come stai vivendo questa pandemia? Sei spaventato? Incazzato? Negazionista?
«No, non certo negazionista, perché purtroppo in particolare la prima ondata mi ha toccato molto da vicino. Sono originario di una zona dove il virus ha colpito forte e ho perso quattro amici, con cui avevo giocato a calcio in gioventù. Gente che in quattro giorni è morta e che stava bene, non aveva “patologie pregresse”. Questa cosa mi ha segnato parecchio e ho paura di poter essere contagiato».

Come ogni cosa, anche la pandemia, con tutto quello che ne consegue, ha però un lato comico. Come lo affronti, da comico?
«Se uno fa questo lavoro deve sforzarsi di trovarlo e in effetti ogni cosa ce l’ha, come dici tu. Poi bisogna avere il buon gusto e la sensibilità di non toccare corde troppo scoperte, di non essere troppo pesanti. Però, ecco, nei miei lavori ho scritto battute sulla pandemia, in particolare sul lockdown, quando pur di uscire la gente divideva i rifiuti in 15-16 sacchettini piccoli. O, ancora, ho diffidato dal cantare dai balconi, per evitare di far emergere tutti quelli abusivi costruiti in Italia».

E hai trovato anche lati positivi, nella pandemia?
«Questa estate lo avevo detto, la pandemia aveva prodotto un risultato positivo: evitare un nuovo arrivo di cantanti spagnoli. È stato un motivo di grande sollievo. Ora però basta, sono disposto a sopportare anche questo, pur di porre fine a questa emergenza».

Emergenza che ha chiuso anche i teatri, mentre i centri commerciali per esempio restano aperti…
«Parto dal fatto che la salute va salvaguardata. Ma non si capisce perché in effetti in altre situazioni con il distanziamento è stato possibile salvaguardare l’attività, mentre il settore culturale non è nemmeno stato preso in considerazione. Non si capisce perché si possa andare al ristorante ma non si possa visitare un museo: l’impressione è che non si sia dato il giusto valore alla cultura. Poi va anche detto che alcuni spettacoli in presenza sono riuscito a farli ed è tutta un’altra cosa. Con il pubblico distanziato, spaventato, la percezione è diversa. Ecco, personalmente preferirei tornare a teatro solo quando sarà di nuovo una festa, quando tutto sarà finito».

Gene Gnocchi SalviniQuindi cosa ne pensi di come la politica sta gestendo questa emergenza?
«Faccio parte di “Quarta Repubblica” (il talk show politico del lunedì in prima serata su Rete Quattro, condotto da Nicola Porro, ndr) e quindi sono in qualche modo anche obbligato a interessarmi di questo aspetto. E posso solo dire che durante la prima ondata era più facile concordare con il Governo, mentre ora alcune decisioni, come quelle di cui parlavamo prima, sono più difficili da capire. In generale si fa molta più fatica ad accettare diktat, anche perché non sono sempre coerenti».

Ecco, parliamo del tuo arrivo quest’anno a “Quarta Repubblica”, dopo aver lasciato “Dimartedì”. Il tuo passaggio da Floris a Porro, è stato parecchio commentato sui social. C’è chi ti ha pure accusato di passare alla destra.
«Che sciocchezza, da Porro ho preso per il culo Salvini senza problemi e allo stesso modo un Boccia o un Toninelli (l’ultima gag di Gene è proprio sull’ex ministro, la cui foto è stata presa da esempio per indicare come si potrebbe rischiare di diventare se non ci si vaccinerà, ndr). Ho interrotto il rapporto con Floris solo perché non credevo più nella “copertina” intesa in senso classico, come una parentesi iniziale di presentazione e stop. Volevo partecipare più attivamente durante tutto il programma, entrare nel contraddittorio. Floris non era dell’idea, con Porro invece ho trovato un accordo. E devo pur sempre mantenere anche due-tre famiglie…».

Quindi non sei diventato di destra…
«Sono stato sempre di sinistra, anche solo per rispetto di mio padre non potrei mai neanche prendere in considerazione di votare per la destra. Nonostante sia comunque una persona aperta, anche nelle letture, per esempio, non posso non definirmi di sinistra. Ma il problema è un altro: qual è la sinistra oggi? Non lo so, francamente».

Non hai quindi un politico di riferimento?
«Se dovessi dire un nome che mi ispira fiducia, visto che l’ho anche conosciuto personalmente, così come in passato Bersani, oggi è quello di Bonaccini (che Gene Gnocchi ha pure imitato e recentemente ha anche presentato sul palco di piazza del Popolo, a Faenza, nella festa di chiusura di campagna elettorale di Massimo Isola, poi eletto sindaco, ndr). Mi sembra uno con la testa sulle spalle, di buon senso e molto “pratico”».

E un politico che ti piace prendere in giro o imitare?
«Qui ovviamente c’è l’imbarazzo della scelta. Tutti fanno o dicono continuamente strafalcioni. Uno particolare che mi piacerebbe “portare” in tv è un giornalista, Ferruccio De Bortoli. O Piero Sansonetti. Anche se sono appunto notisti politici. I politici veri li fa praticamente già tutti Crozza. Ecco, un’idea: potrei fare Crozza».

Sei entrato da poco su Facebook. Cosa ne pensi e come usi i social?
«Diciamo che me l’hanno consigliato. E cerco di utilizzarli per informarmi e per fare promozione alle mie attività. Non mi metto certo a perdere del tempo a rispondere a insulti o cose del genere».

Passiamo al calcio, tua grande passione.
«Ecco sì: chi nasce calciatore (è stato anche un giocatore di serie C, ndr), come me, sa che cosa significa. Se mi dicono che non faccio ridere, poco mi importa, ma se mi dicono che non so, o non sapevo, giocare a calcio, non lo accetto, mi infurio».

Ti piace ancora guardarlo?
«È cambiato tutto. Da rose con 15 giocatori si è passati a 40, con la tv a pagamento ci sono troppe partite. Una volta aspettavi la Coppa Campioni come Natale mentre adesso c’è tutte le settimane. Ma mi piace ancora, il gesto tecnico è sempre affascinante, ora a maggior ragione quando realizzato ad alta velocità».

Cosa ne pensi delle celebrazioni per la morte di Maradona e delle polemiche che ci sono state sulla sua vita privata?
«Beh, uno che ha fatto tali bellezze, va ricordato per quello. Anche se calcisticamente parlando a me piace molto Messi e non so se sia davvero così inferiore. Per quanto riguarda la vita privata, in un personaggio pubblico può essere oggetto di discussione. Ma in questi giorni molti mi sono sembrati lupi in attesa di accanirsi, non mi è piaciuto».

E a proposito di calcio, ogni giorno strappi un sorriso a milioni di italiani con il tuo “Rompipallone” sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport. Da quanti anni esiste? Come fai ad avere questa continuità?
«Sono 12 anni che ho iniziato, ma il calcio è una miniera in questo senso. A volte ne mando anche 3-4 al giorno in Gazzetta e poi scelgono loro in base al tema della prima pagina, spesso purtroppo il meno divertente. E capita che qualcuno si incazzi, gli juventini per esempio, ma con i social, perfino il Canicattì, se tirato in ballo in una battuta…».

Un’ultima curiosità: rispetto ai tuoi colleghi, non hai mai tentato di fare “cassa” con il cinema.
«Mi hanno proposto dei cinepanettoni o simili, che non mi piacevono. Non ho mai voluto fare film che io per primo non sarei andato a vedere. Però qualche soddisfazione con il cinema me la sono tolta, ho avuto la fortuna di lavorare con Lina Wertmüller, è stata una grande palestra, nonostante il fim sia brutto (si tratta di “Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica”, del 1996 ndr). Mentre credo sia molto bello invece quello che ho fatto in quello stesso periodo con Giuseppe Piccioni (“Cuori al verde”, ndr)».

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