Ritirarsi o inseguire la quarta Olimpiade? Timoncini al bivio: «Deciderò presto»

Dopo il bronzo europeo Daigoro sogna il Giappone, da dove arriva il nome scelto dal padre: «Sembra un segno del destino»

Timoncini

I prossimi mesi saranno decisivi per Daigoro Timoncini, che si trova davanti a una sorta di “lascia o… quadruplica”. Il 33enne di Riolo Terme è infatti di fronte a un bivio, con una strada che porta al ritiro dall’attività agonistica, mentre l’altra è indirizzata verso la quarta Olimpiade, a coronamento di una carriera di altissimo livello nella storia della lotta greco-romana italiana.
A far pendere l’ago della bilancia dalla parte di una o dell’altra scelta saranno soprattutto le condizioni atletiche dell’azzurro tesserato nei carabinieri, ma anche le motivazioni, che a pochi mesi da Tokio 2020 non dovrebbero però mancare a un atleta dal nome giapponese.

Daigoro, come è andata la stagione appena conclusa?
«È partita benissimo, ma è terminata non proprio come speravo. Ad aprile, infatti, ho conquistato il mio miglior risultato di sempre, vincendo il bronzo all’Europeo (categoria 97 kg, ndr), a dimostrazione che sono ancora al livello dei migliori. Al Mondiale, il mese scorso, sono invece stato eliminato al primo turno da Rosillo, un giovane cubano emergente. Quello che mi è dispiaciuto di più, però, è non essere riuscito a presentarmi nelle condizioni migliori».

Come mai?
«Purtroppo in estate non ho lavorato in palestra come avrei voluto. L’età non è dalla mia parte e i tanti acciacchi iniziano a farsi sentire, anche perché la lotta è uno sport molto usurante. Adesso stacco la spina per qualche settimana e poi, per prendere ogni decisione, vedremo quale sarà il mio stato fisico. Il tempo, inoltre, stringe».

Quando ricomincia l’attività?
«A gennaio iniziano le prime competizioni e spero di scendere ancora in pedana. Adesso, tra la delusione dei risultati di fine stagione e i problemi fisici, non riesco ad assicurare nulla. Da agonista quale io sono, però, di sicuro farò il possibile per tornare in gara. Anche perché non voglio avere rimpianti in futuro».

Si riferisce a Tokio 2020?
«Sì, esatto. L’obiettivo è quello di partecipare alla mia quarta Olimpiade. Solo il pensiero mi fa venire un grande entusiasmo, ma non so se possa bastare. Dovrò dosare al meglio le mie forze, anche perché, in ogni caso, la qualificazione non è scontata».

Daigoro

Daigoro Timoncini con il bronzo europeo (categoria 97 Kg). Il nome Daigoro da una serie tv nipponica degli anni Settanta.

Quali sono gli appuntamenti clou segnati sul calendario?
«Mi giocherò tutte le mie carte nei primi mesi dell’anno nuovo. Si parte con i campionati italiani in programma subito a inizio 2020, seguiti a fine gennaio a Roma da un torneo internazionale che stabilirà il ranking mondiale. A febbraio è previsto l’Europeo, mentre le qualificazioni olimpiche si terranno a marzo in Ungheria e in aprile in Bulgaria».

A 33 anni, i Giochi quindi sono ancora un sogno da realizzare?
«Sì, perché per chi pratica uno sport cosiddetto minore rappresentano fin da bambino il massimo del massimo da raggiungere. Adesso che sono più maturo, però, anche le aspirazioni cambiano. Pechino 2008, la prima, rimarrà sempre la più bella, ma a Londra e a Rio de Janeiro avrei voluto fare qualcosa in più. Sento di non essere riuscito a prendere al volo qualche occasione».

Da dove nasce la passione per la lotta?
«Ho incominciato perché mio padre era un lottatore e mi ha trasmesso l’amore per questo sport, facendomi allenare in palestra a Faenza. Si tratta di una disciplina marginale, che vede girare pochissimi soldi ed esiste solo in alcune città italiane, quindi per praticarla è necessario fare molti sacrifici».

Qual è stata la soddisfazione più grande in carriera?
«Aggiudicarmi il titolo italiano a 18 anni, partecipare a tre Olimpiadi, vincere il bronzo europeo di quest’anno. Sono tante le gioie, ma la più grande spero debba ancora arrivare».

Ha già pensato cosa farà una volta terminata l’attività agonistica?
«Sì, ma lo annuncerò solo il prossimo anno. Mi limito a dire che, se ho le capacità ed esistono le opportunità giuste, mi piacerebbe rimanere nell’ambito dello sport».

Potrebbe restare nell’Arma dei carabinieri?
«Perché no? Come ambiente mi sono trovato sempre bene. Per gran parte della mia carriera ho frequentato il gruppo sportivo di Roma, allenandomi, facendo la spola con Faenza, dove invece abito».

Prima però pensiamo a Tokio. D’altronde per uno che si chiama Daigoro…
«Sì, sembra un segno del destino. Sarebbe davvero chiudere in bellezza».

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