Bonus e cassa integrazione: cosa è previsto per i lavoratori nel Decreto Rilancia Italia

I 600 euro estesi ad altre categorie, ma non mancano le contraddizioni, Zena Foschini dello studio Luca Martini illustra le ultime misure del governo

InpsDoveva essere il decreto aprile e invece è stato annunciato a metà maggio e pubblicato in Gazzetta il 19 maggio con tante novità rispetto ad aprile. Parliamo naturalmente del cosiddetto decreto chiamato “Rilancia Italia” che stanzia ingenti risorse su diversi versanti visto che l’emergenza Covid ha risparmiato pochissime categorie di aziende e lavoratori.

Un documento lungo e complesso oggetto di approfondimenti da parte degli studi di consulenza del lavoro come lo Studio Martini di Cervia che ci aiuta, tramite Zena Foschini, a fare un po’ di chiarezza sulle varie forme di sussidio in particolare ai lavoratori, tra più di una ambiguità. Per esempio è stato annunciato che per aprile verrà rifinanziato in modo automatico, senza necessità di ripetere la richiesta, il bonus da 600 euro per i liberi professionisti con partita Iva che però, a differenza di marzo, andrà solo a chi potrà dimostrare un calo di almeno il 33% del fatturato nel secondo bimestre 2020 rispetto a quello 2019 (l’Inps dovrebbe effettuare controlli tramite Agenzia delle Entrate).

A maggio, poi, a fronte di una nuova richiesta e ulteriori adempimenti ancora da precisare, il bonus potrebbe salire a 1000 euro. Anche per i co.co.co. sono previsti i 600 euro in modo automatico e 1000 euro a maggio solo per chi ha visto cessare la collaborazione prima dell’entrata in vigore del decreto.

Particolarmente importante il fatto che è stata ampliata la platea di chi percepirà il bonus includendo tutti i lavoratori stagionali, non solo quelli appartenenti al settore turistico, anche se ancora rischiano di restare esclusi quei lavoratori che avevano concluso il rapporto di lavoro precedente lo scorso anno ed erano ora in attesa di una nuova occupazione e tutti coloro che aspettavano la stagione turistica per poter lavorare (un esempio su tutti: il classico chiosco di piadine).

Un bonus è inoltre previsto per gli operai agricoli e 500 euro vanno ai lavoratori domestici (con un contratto a termine di almeno 10 ore settimanali e non conviventi con i datori di lavoro). Anche la platea dei lavoratori dello spettacolo beneficiaria del bonus è stata ampliata, per quanto qualcuno rischia di rimanere escluso.

Studio Martini 1A proposito di esclusi, non sono mancati coloro ai quali pur avendo i requisiti, è stata rifiutata la prima domanda, magari per un mancato aggiornamento dei dati Inps. «Questo è possibile – ci dice Zena Foschini – e noi consigliamo a tutti di far ricorso e presentare la documentazione necessaria oppure provare a rifare una nuova domanda perché l’errore nel portale è sempre in agguato». Intanto, è invece importante sottolineare che chi ancora non avesse fatto domanda per il bonus di marzo ha ancora pochi giorni per farlo. E se qualcuno avesse ricevuto il bonus senza averne diritto? «Non so dire cosa accadrà, sappiamo tutti che c’è stato chi ne ha approfittato, ma credo che nel complesso siano stati più coloro che non l’hanno ricevuto pur avendone diritto, che viceversa». In generale, ci sono state situazioni non semplici come quella dei lavoratori autonomi senza partita Iva, che invece almeno in parte sono stati inclusi in questo secondo decreto. «Siamo stati letteralmente subissati di domande di chiarimento e per esempio è stato complicato per noi capire come trattare gli amministratori di società».

Altro capitolo che ha riguardato i lavoratori, in questo caso dipendenti, e che ha visto in prima fila sempre i Consulenti per il lavoro: la cassa integrazione, in ogni sua forma. «Sì, in ogni sua forma è corretto perché abbiamo dovuto utilizzare forme diverse per ottenere alla fine gli stessi soldi per i lavoratori, abbiamo davvero lavorato giorno e notte». Su questo sono noti i ritardi, in particolare di quella in deroga. «Abbiamo aziende dove non è ancora arrivata e gli anticipi delle banche di cui si è tanto parlato in molti casi si sono rivelati molto parziali». Oggi il nuovo decreto concede altre 9 settimane di cassa con causale Covid ma nella formula 5 + 4. Le prime cinque settimane da utilizzare entro agosto e le seconde quattro entro ottobre. Nel mezzo, le aziende che ne avessero bisogno potranno ricorrere alla cassa “tradizionale”, cioè senza causale Covid, con un iter burocratico più complesso. Ciò che rischia di non cambiare è la delusione di tanti lavoratori vedendo arrivare l’effettivo compenso. Ma non doveva essere l’80 percento per stipendi medio-bassi? «Sì, ma è l’ottanta percento lordo rapportato ai massimali previsti. E così può accadere che un netto di mille euro porti a una cassa integrazione di poco più di 500 euro. Tutto dipende dalla tassazione».

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