
È finita un’altra stagione teatrale. L’estate langue, assai dolcemente: le sale sono vuote e afose, le poltrone non gemono più sotto il peso di gentili signore steatopigie e l’aria non risuona dello scricchiolio delle caramelle incartate. È dunque arrivato il momento per rinnovare l’appuntamento più atteso di questa rubrica. Ecco i premi soggettivi e scorretti del teatro romagnolo stagione 2018-2019. Rullo di tamburi.
Premio miglior regia: Granma. Metales de Cuba di Stefan Kaegi – Rimini Protokoll
Premio “Sangue e merda”, ovvero miglior spettacolo sporco: Macbetto di Roberto Magnani, Consuelo Battiston e Eleonora Sedioli
Premio “Mimesis”, ovvero miglior trasformista: Andrea Argentieri per Se questo è Levi di Fanny & Alexander
Premio miglior attrice: Elena Bucci in Nella lingua e nella spada
Premio “Giacobbo”, ovvero come non fare divulgazione: Tecno Filò di Marco Paolini
Premio “Lucarelli”, ovvero quanto sono a mio agio sul palco, potrei farne un mestiere: Alessandro Luparini a pari merito con Giovanni Gardini in Storie di Ravenna
Premio “Soviet”, ovvero spettacolo più ideologico: Vogliamo tutto! di ErosAntEros
Premio brividi: L’abisso di Davide Enia e Giulio Barocchieri
Premio “Roulette russa”, ovvero miglior scommessa vinta: Purgatorio del Teatro delle Albe
Premio “Wit”, ovvero migliori battute: Winston vs Churchill di Carlo G. Gabardini
Premio miglior disegno luci con minor spesa: Aminta di Antonio Latella.
Premio miglior finale agghiacciante: Overload di Sotterraneo a pari merito con La mia battaglia di Elio Germano e Chiara Lagani
Premio “Regaz”, ovvero migliori, stralunate promesse: F. Perdere le cose di Kepler-452
Premio “Brudèt”, ovvero mettici un po’ di tutto e vediamo che succede: Edipo a Colono di Rimas Tuminas
Premio “Guantanamo”, ovvero vi dico tutto quello che so, basta che mi lasciate andare: Magnificat di Anagoor
Premio migliori costumi e miglior cover musicale: Settimo cielo di Bluemotion – “Guns of Brixton” dei Clash
Premio “Cheope”, ovvero miglior scenografia faraonica: Moby Dick di Teatro dei Venti
Premio “Ikea”, ovvero miglior spettacolo con peggiore scenografia: Laika di Ascanio Celestini
Premio “Bruno Vespa”, ovvero migliore plastico sulla scena: Ritratto di donna araba che guarda il mare di LAB121
Premio “Serata storta”, ovvero peggior interpretazione e peggior pubblico: Francesco Mandelli in Proprietà e atto davanti al pubblico dello Spazio Tondelli di Riccione
Premio “Derrida”, ovvero essere incomprensibili paga: Il regno profondo della Socìetas Raffaello Sanzio
Premio “Lenny Bruce”, ovvero miglior stand up comedian: Luca Ravenna
Premio “Trenitalia”, ovvero miglior spettacolo perso: Quasi Niente di Deflorian-Tagliarini a pari merito con Si nota all’imbrunire di Lucia Calamaro