122 – Pellegrinaggi danteschi Seguici su Telegram e resta aggiornato Jean-Jaques Ampère nel suo Viaggio dantesco ci descrive l’intensa emozione provata nel visitare la tomba del Sommo Poeta: «Il monumento, a come si trova adesso, porta l’impronta funesta del secolo in che fu ricostruito […]. Nondimeno mentre che, seguitando la strada di Dante, mi trovai di faccia alla meschina cupola, e che il donzello del comune mi aperse il cancello del mausoleo, ed io stetti dinanzi alla tomba ove riposa […] quell’uomo la cui vita fu sì tormentata, la cui memoria è sì grande […] non vidi più i difetti dell’edificio, non vidi che l’illustre polve che l’abita, e la mia anima fu assorta interamente da un sentimento confuso di riverenza per la tomba di un amico sventurato, e di tenerezza per l’altare santificato dalle reliquie d’un martire». Evidentemente non tutti i “pellegrini” erano mossi dalla sua stessa devozione o perlomeno questa fu l’impressione che ci lasciò l’abate Moyne: «Da quando un’ammirazione tardiva ha eretto un monumento volgare al poeta esiliato, non c’è alcun romanziere o poeta di passaggio a Ravenna che non venga ad offrire al suo genio un pietoso omaggio. Vi ho visto, personalmente, due giovani letterati di second’ordine arrivare fumando il loro sigaro e guardare attraverso le inferriate della porta. Hanno offerto l’incenso del loro tabacco allo spirito del poeta; poi racconteranno con tono epico il loro coscienzioso pellegrinaggio alla tomba dell’autore della Divina Commedia, dopo averne inscenata una che onora assai poco la sua memoria» Total1 0 1 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Cartoline da Ravenna