255 – La pineta di Dante

La Pineta Di Dante

Moltissimi sono gli scrittori che hanno cantato la pineta di Ravenna e nel descriverne il profondo fascino o difendendone la potente bellezza hanno legato la sua memoria a quella di Dante Alighieri.
Così ha fatto anche Francesco Giugni che in un breve articolo edito ne “La piè” (nel numero 3 del marzo 1946) ha indissolubilmente connesso l’identità della pineta ravennate a quella del Sommo Poeta: «non è soltanto la tradizione e la caratteristica etnica che accoppia Ravenna alla sua pineta, come Venezia alla laguna, come Bologna alle sue torri, ma perché nella pineta nacque il più grande poema dell’umanità, la Divina Commedia […]. Dalla pineta egli trasse l’inspirazione per ideare la selva oscura e per descrivere la foresta dell’Eden. Forse ci si trovò in quei primi giorni dell’esilio, in un momento di tempesta. Forse vi si indugiò, forse vi si smarrì, di notte. Egli rabbrividì tra quegli enormi pini che squassavano le nere teste e le mille braccia di giganti sopra il suo capo. La vide poi di giorno, un giorno di autunno, quando le eriche a’ piedi dei pini erano gemmate. E lo scirocco blando e dolce piegava le fronde dei pini a ponente, ed esprimeva dalle loro ombrelle un sibilo armonioso di pioggia. E un canale gli toglieva di andar più oltre in quella limpida mattinata, ed egli, l’esule, sostava. E in quell’ombre, tra quel canto, tra quel murmure d’acqua e di vento trovò la sua Matelda, la sua arte, il suo Poema, che va da una selva a una foresta, e dalla foresta all’empireo».

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