277 – Un pallio per il vescovo

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Più volte nei mosaici delle Basiliche ravennati del VI secolo compare l’iconografia del vescovo. L’immagine più significativa è quella di Apollinare rappresentato come orante nel catino absidale della chiesa a lui dedicata, al centro di un gregge di dodici agnelli. Egli ha il capo nimbato e il suo nome è accompagnato dall’attestazione della sua santità.
La sua figura va ricordata unitamente a quella di altri quattro vescovi posti nell’abside: Severo, Orso, Ecclesio e Ursicino che reggono un prezioso codice gemmato. La Basilica di San Vitale presenta nuovamente la figura di Ecclesio che, nel catino absidale, offre a Cristo la Basilica stessa, e quella dell’arcivescovo Massimiano, figura centrale della processione insieme a quella dell’imperatore Giustiniano, mentre regge una preziosa croce gemmata.
Pur nella differenza delle pose, tutti vestono gli abiti della liturgia e sono accomunati dal pallio posto sulle spalle, un tessuto in lana d’agnello che simboleggia la cura di Cristo Buon Pastore verso il suo gregge: «Il pallio dei vescovi – scrive Isidoro di Pelusio –, confezionato con lana e non con lino, significa quella pecorella smarrita alla quale il Signore andò dietro finché non l’abbia ritrovata, e ritrovatala se la mise sulle spalle. Infatti il vescovo, ­figura del Cristo, svolge l’ufficio del Cristo, e persino nel suo abito lo mostra a tutti, mostrando d’essere imitatore del Pastore grande delle pecore che portò su di se le nostre debolezze e si addossò le nostre sofferenze».

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