254 – Petrolio e mosaici

Petrolchimico Ravenna

È certamente una visione che merita di essere ricordata quella che il giornalista Massimo Dursi, pseudonimo di Otello Vecchietti, restituisce della zona industriale di Ravenna dove alla città dei mosaici contrappone la città del petrolio, due mondi che, oggi come allora, paiono smisuratamente distanti: «Di là dal Candiano, verso la pineta nuova, si espande […] la città industriale. La recinge un’alta muraglia, non vi si entra senza particolari permessi non tanto per difendere segreti quanto per impedire involontarie imprudenze. Da qualche fabbrica si leva un fumo biancastro e indolente come da una pentola a bollore, da altre un fumo rossiccio e serpentino, e poi quel pulsare continuo della fiamma sventolante sulla grande ciminiera […]. Venendo di notte dalla pineta, quella veduta sterminata di luci azzurre, rosse, lattee è di una bellezza agghiacciante, e l’affannare della grande fiamma nel cielo suggerisce un sentimento che sta fra l’esaltazione e l’angoscia. Fra la città dei mosaici e la città del petrolio e del metano, c’è ancora una voragine di tempo: l’una non lascia supporre l’altra […]. La città di ferro avanza impassibile nella grande landa, scacciando con sventagliate di milioni chiunque possa ritardarle il passo. La città di pietra e mosaico finge ancora di ignorarla con uguale impassibilità celandosi sotto la patina dei secoli. La loro lontananza è tale, la loro incompatibilità così profonda, che potranno coesistere senza minacciarsi, aiutarsi senza conoscersi».

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