Tre dischi per viaggiare nel tempo – a cura di Gabriele Graziani

Gabriele Graziani

Gabriele Graziani

33 giri. Sono i giri del disco al minuto, quello che fa non è importante ma è importante l’essenza che porta all’ispirazione e che in qualche modo rimanda, ripropone e determina l’attesa e la memoria.
La puntina è del tutto inconsapevole di tutto questo potere, interrompe il silenzio della stanza e il disco non si ascolta mica, si guarda… Il girato resta e l’occhio è incantato dentro l’incantesimo, immobile nell’ipnosi tra il suono che esce e il disco che va tra l’iride e il cuore.

Parto da qui. Ossia, se devo fare una classifica dei dischi, devo partire da quelli, influenzato ovviamente dal supporto e dalla nostalgia, il mio punto di vista è condizionato all’origine da quella cosa misteriosa che noi banalmente chiamiamo tempo e tentativo di trattenere il senso del passato.
Il disco è un po’ questa roba qua, una macchina del tempo per viaggiare in un eterno presente.

La buona novella (1970), di Fabrizio De André
Attraverso vangeli sconosciuti il racconto è un controcampo al femminile, cinematografico, felliniano, reale e sognato, in un primo tempo in attesa di un Gesù umanizzato e il secondo con un Gesù pastorizzato verso la resurrezione, in mezzo 33 anni, 33 giri che si rincorrono nello spazio infinito di un minuto dove (per dirla alla De Niro) i centimetri sono dappertutto.

La sposa occidentale (1990), di Lucio Battisti
Al primo ascolto non capisci, al secondo neanche, al terzo il quadro dei puntini viene disegnato direttamente da chi ascolta e non da chi lo porta, l’abilità è direttamente proporzionale al piano Pannelliano: ermetismo, surrealismo, conversioni convesse, ci si perde nel bianco, nel tempo assoluto, nel tempio che resta vuoto.

Il pifferaio magico (Fiabe sonore)
Non mi ricordo quasi nulla, devo cercare, tornare indietro davvero, e naturalmente è impossibile, quindi perfetto nel fallimento, mi ricordo solo a strati, astratti tratti come pochi, analizzo la sensazione, la paura e il fascino della voce guida che si perde nel viaggio della coscienza (la mia), qui manca del tutto il mio punto di vista. Ricordo per ovvie ragioni l’apertura (a mille ce n’è…) e la voce cantata. I miei passi che si allontanano dalla stanza e poi il ritorno inevitabile legato da sempre a questo cordone ombelicale invisibile che rimane anche adesso, dentro questo presente. E i giri anche in questo “adesso” sono sempre 33, si amplificano, come sassi da lago…

* Cantante e autore degli Equ, con cui è salito anche sul palco del Festival di Sanremo, nato a Santa Sofia nel 1973, Gabriele Grazieni è anche insegnante e poeta “tra virgolette”. Negli anni ha vinto prestigiosi premi, dal Lauzi al Tenco fino all’Ubu per la sua collaborazione al progetto teatrale firmato da Mario Perrotta su Antonio Ligabue. Con Alessandro Maltoni forma anche il duo puntoevirgola, collaborando con lo scrittore Eugenio Baroncelli

 

 

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