Una 131 Supermirafiori bianca e quelle playlist della nostra infanzia – di Marco “Borguez” Borghesi

di Marco “Borguez” Borghesi *

Ricordo di aver iniziato a compilare liste di musica assai precocemente dannandomi nel difficile equilibrio di play-rec-pause sopra un antelucano radioregistratore grigio. Un tempo preadolescenziale in cui si cercava di carpire al volo brani dalle radio fm locali, i successi da classifica da allineare uno di seguito all’altro su qualche cassetta deflorata e sovraincisa svariate volte. Quelle cassette masticate a oltranza erano trofei d’infanzia di un bambino che, ancora ignaro, obbediva a un istinto irrefrenabile che lo appiccicava alla musica. L’arrivo di un vero e proprio impianto hi-fi Marantz (che quarant’anni dopo è ancora qui a dispensare suoni) semplificò a dismisura l’esercizio: anche perché la gloriosa Filodiffusione aveva programmi dettagliatamente schedulati dalle pagine finali del Radiocorriere TV e farsi trovare al posto giusto al momento giusto era un gioco da ragazzi. E con lo stereo sono arrivati i vinili e da quel momento non ci si poteva più sbagliare: il play-rec-pause assunse abilità professionali! Realizzare playlist è stata l’attività ludica più soddisfacente della mia adolescenza e, mentre ho dovuto smettere con quest’ultima (con l’adolescenza intendo), non si è ancora arrestato il desiderio di mettere in fila musica per i più disparati motivi: per vanagloria, per far ballare, per dormire, per tentare l’incantesimo dell’innamoramento, per compiacersi e persino per rattristarsi.
E così la musica non se ne è più andata dalla mia vita e una decennale attività di blogger potrebbe partorire infinite liste di musica che con immancabile tempestività rinnegherei un’istante dopo, perché sono illusoriamente convinto che le musiche della mia vita siano quelle che debbo ancora ascoltare. Ma quando mi è stato chiesto di scrivere qualche riga a proposito di una possibile playlist la mia memoria è tornata ad un’entità totemica che si annida nei miei ricordi e alla quale mi convinco di dover far risalire questa mia insanabile passione: una 131 Supermirafiori bianca.
Metà degli anni ’70, molto prima del radioregistratore e assai prima dell’impianto hi-fi casalingo: i dettagli temporali sono vaghi, per il tempo passato e per la mia età acerba di allora (6, 7 o forse 8 anni) oltreché per l’impossibilità di poter chiedere certezze all’unica persona che avrebbe potuto mettere ordine a tutto questo: mio padre. Sua, naturalmente, l’automobile, come sua la passione musicale che lo spinse ad installare nel bel mezzo del cruscotto un’autoradio mangiacassette di ultimissima generazione: due pomelli, qualche tasto, il sintonizzatore manuale e naturalmente l’antro delle meraviglie che inghiottiva plastica e restituiva musica! Io dentro l’abitacolo di quella 131 Supermirafiori vagheggiavo e immaginavo, ma soprattutto ne approfittavo quando non viaggiava. Nel cortile, nel garage o nelle lunghe soste prendevo il posto del pilota e puntavo diritto verso lo scrigno meraviglioso di un portacassette di plastica nera che si apriva come un’ostrica a mostrare una fila ordinata di perle in forma di musicassette: attorno a quella compilazione di dischi benevolmente imposti dal gusto di mio padre si dibatte la mia memoria, il mio imprinting sensoriale e probabilmente molto di quanto sono oggi (musicalmente parlando).
La valigetta ne conteneva forse una dozzina, il mio ricordo poco meno: i successi di Gianni Morandi nell’edizione RCA dei LineaTre e quelli di Domenico Modugno (medesima edizione), la Pastorale di Beethoven, i successi di Secondo Casadei e della sua Orchestra, Billie Holiday in una qualche best of e i due volumi(rosso e blu) dei Beatles! Morandi era cappellone, Modugno aveva baffi da canaglia, la Pastorale ritraeva un qualche quadro rasserenante, Secondo Casadei era schierato con l’orchestra in posa esotica sul lungomare, Billie Holiday aveva concio e orchidea su sfondo virato viola e i Beatles si affacciavano dalla celebre tromba delle scale. Non credo ci sia bisogno di raccontare quelle musiche: sono oramai patrimonio dell’Unesco! Tutt’al più potrei stilare una piccola playlist nella playlist: “Occhi di Ragazza” era il viaggio con il naso appiccicato al finestrino, “La Donna Riccia” mi incantava e (probabilmente) mi avvertiva, ma io restavo imbambolato a comprendere quel siciliano dolce e amaro, “Un bès in bicicleta” me la aveva insegnata mio nonno e la richiedevo immancabilmente, “When You’re Smiling” si srotolava a perdifiato e mi diceva già tutto quello che c’era da sapere (ma io non capivo l’inglese) e poi “Yellow Submarine” che mi circuiva nei suoi mesmerici rumori di fondo!
Credo che ciascuno di noi abbia una propria playlist legata all’infanzia: una manciata di musiche che si sono ficcate in fondo al cuore quando meno ce lo aspettavamo e che riascoltate oggi non possono che suscitare il sorriso, la nostalgia, il ricordo e tutta la fascinazione del tempo che è passato. Ma in quelle musiche (in quelle mie cassette) mi ostino a cercare l’imprinting del mio gusto adulto, la traiettoria che ha intrapreso la mia caccia a tutti i suoni che non ho mai più smesso di cercare e le dinamiche segrete che hanno plasmato il ritratto dell’ascoltatore da cucciolo!
Per cui oggi che le playlist sono ovunque, oggi che addirittura si può pagare un servizio (!?!) per farci fare le playlist da altri (la cosa dovrebbe dare da pensare, no?), oggi che un’operazione di calcolo numerica stabilisce quale sarà il prossimo brano che dovremmo assolutamente ascoltare, io mi figuro un’elaborazione sensibile e pregressa che risalga a rovescio la nostra biografia aurale fino a giungere a quella manciata di musiche appiccicate alla nostra infanzia, un algoritmo salmone che ritorni laddove fummo presi per incantamento e ci spieghi perché ascoltiamo ciò che ascoltiamo e come siamo divenuti gli ascoltatori di oggi: o anche solo perché, quarant’anni dopo, sono ancora qui a fischiettare “Occhi di Ragazza”!

* Ravennate classe 1968, gestisce da oltre 10 anni un blog musicale (www.borguez.com) che è necessario sostentamento all’attività di speaker radiofonico (la radio uabab va in onda settimanalmente su Radio Sonora). Dj saltuario e co-autore assieme a Gianni Gozzoli di Zen.Zero (zenpuntozero.wordpress.com), una trasmissione telefonica di brevi storie leggere (e leggiadre). In breve: appassionato di musica oltreché portalettere a tempo perso.

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