“Benedetta”, neo-noir forte, duro e intelligente, ambientato nel ’600

Ogni film di Paul Verhoeven è un grande viaggio di emozioni forti e storie crudeli che portano a intense riflessioni. Tutto ci si aspettava dall’autore di Atto di Forza, RoboCop e Basic Instinct; ma non certo questa sua ultima opera: Benedetta, su una monaca realmente esistita in odore di santità.

È il 1600 in Italia. Benedetta Carlini, di buona famiglia, entra a 9 anni nel convento delle suore Teatine di Pescia. Ha già un suo specialissimo rapporto con la religione: devota a Maria e Sposa entusiasta di Cristo, ha visioni mistiche e forse compie già piccoli miracoli. Negli anni, la sua devozione e il suo misticismo crescono, finché un giorno in convento entra Bartolomea, una giovane contadina in fuga da un padre violento che la stupra. Suor Bartolomea e Suor Benedetta iniziano un carnale gioco di seduzione, che fa scoppiare le crisi mistiche di Benedetta. Alla giovane compaiono le stimmate, vengono visioni mistiche di un Cristo Amante che la difende dal mondo, la voce le si trasforma come se fosse posseduta dal Dio che ama. Le voci sulle visioni di Benedetta e sulla sua santità si diffondono a Pescia. Il prevosto decide di cavalcare l’evento e nominarla Badessa al posto della monaca Suor Felicita che governava il monastero da decenni.

Benedetta ora è Santa e ha il Potere: e può lasciarsi andare all’Amore segreto con Bartolomea, che pur amandola appassionatamente è molto scettica sulla sua presunta “santità”. Ma non tutte le monache amano Benedetta; alcune la ritengono soltanto una cinica ingannatrice che si è deliberatamente procurata le ferite da sola per ingannare tutti; gli eventi precipitano; e un Inquisitore arriva da Firenze per processarla per blasfemia, eresia, e sessualità sacrilega…

Non abbiate timore, non si tratta di un softcore anni ‘70 sull’erotismo tra suore. Al contrario, Benedetta è un film molto bello e intelligente, sicuramente forte, duro e pesante. Non risparmia scene di sesso lesbico con dildo dell’epoca, cruda violenza che sconfina nello splatter, e torture di inquisitori sadici e misogini; ma non è un film scandaloso né blasfemo. Sesso, potere e violenza sono da sempre i cardini del cinema di Verhoeven, qui veicolati dalla pittura dell’epoca, tra Madonne, Cristi e Trionfi della Morte. Benedetta è un neo-noir ambientato nel ‘600, un Basic Instinct in cui la protagonista è una suora mistica e lesbica. Non sapremo mai cosa sia vero di Benedetta. Mistica; mitomane; manipolatrice, vittima: tutte le ipotesi convivono e si sovrappongono.

Ma la Verità conta poco, perché Benedetta è Carne e Donna, crede in Dio e nel suo corpo femminile, in un mondo in cui ogni relazione è dettata da Sesso, Potere e Denaro; dove i Santi portano fedeli pellegrini e le loro offerte; dove una donna deve diventare una dark lady, anche se Santa, per sopravvivere nell’universo maschile della violenza; e dove anche Bartolomea, la sua amante, non crede alle sue visioni.

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