“M – Il figlio del secolo”, la serie evento dai mille riferimenti letterari e visivi

M Figlio Del SecoloÈ in onda la serie evento M. Il figlio del secolo, tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati su Benito Mussolini e il Fascismo.
Produzione internazionale, per la regia di Joe Wright (lo ricorderete per Orgoglio e Pregiudizio, Espiazione, e per L’ora più buia, su Winston Churchill), coprodotto da Paolo Sorrentino e Pablo Larraín, con M. interpretato da un magistrale Luca Marinelli. M. Il figlio del secolo racconta la prima ascesa del Fascismo: dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919, fino alla conquista del potere con la Marcia su Roma e al delitto Matteotti. Il romanzo è irripetibile, come tutta la trilogia su M., per me i migliori libri italiani degli ultimi 10 anni, ed è utopico pensare a un film che sia l’esatto adattamento del romanzo; ma dirò subito che la serie, come il libro, è esplicitamente antifascista, senza ambiguità. Partendo dall’operazione narrativa e storica di Scurati, è fondamentale come è narrata la serie nei suoi elementi filmici. Subito è chiaro cosa fu il Fascismo: violenza, dittatura, guerra; ma tutto attraverso il punto di vista di M., che spesso si rivolge direttamente allo spettatore fuori campo rompendo la quarta parete immaginaria tra scena e pubblico. M. ci parla guardandoci dritto negli occhi, commenta i fatti ammettendo i suoi veri pensieri. Sicuramente si vuole riprendere il romanzo, scritto in una terza persona che spesso diventa discorso indiretto libero; ma è soprattutto un meccanismo con cui la figura di M. non viene ridotta a “semplice” dittatore sanguinario.

Come il Riccardo III di Shakespeare, come Kevin Spacey in House of Cards, leggiamo la Storia attraverso il punto di vista del Cattivo e del Crudele: il riferimento letterario e visivo è la tragedia greca ed elisabettiana nei suoi lati più mostruosi fatti di violenza pura, marcia e sanguigna, lo splatter antico di Medea e del Tito Andronico, sangue sulle strade e sui quadri futuristi, le poesie di Marinetti urlate come le vittime delle torture fasciste, il Secolo Breve e la Violenza mediati da un’estetica visiva attualissima, una regia grottesca e surreale, teatrale e pittorica, tra fumetto pop e graphic novel, che si ispira al cinema e all’arte degli anni ‘20, tanto espressionismo tedesco ed avanguardia russa tra Metropolis e Il Dottor Caligari, la Potemkin di Ėjzenštejn girata da Nolan, gli squadristi alla Arancia Meccanica e i Dannunziani come i Daft Punk dentro un quadro di Boccioni, la colonna sonora elettronica di Tom Rowlands dei Chemical Brother; in questo ispirato anche da Vincere di Marco Bellocchio, il film sul figlio illegittimo di M.; quel M. che non smette di dirci di essere una bestia che sente il tempo.

Il Fascismo è visto in una dimensione internazionale con uno sguardo che nulla assolve di noi, un antifascismo con tanti riferimenti artistici che ci racconta la genesi del Fascismo, di come cioè una nazione possa generare la sua morte.
Segnalo anche, con grande piacere, l’esordio della giovane e bravissima attrice Matilde Potenza, di Ravenna, nel ruolo della giovane figlia Edda M.

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