Ettore Muti, il paradosso di chi avrà comunque ciò che vuole

Un po’ paradossalmente c’è il rischio che ‘sta storia della commemorazione della morte del gerarca fascista Ettore Muti sia un successo per i suoi promotori comunque vada a finire. Scenario 1: la manifestazione viene autorizzata e si svolge in ordine all’esterno del cimitero con un po’ di celerini in tenuta antisommossa a fare da cordone per tenere a distanza qualche antagonista. A quel punto Forza Nuova e l’associazione nazionale arditi d’Italia (Anai) gonfiano il petto ed esultano: abbiamo ottenuto quello che volevamo, siamo forti, l’eroe alato è stato ricordato degnamente, grande Gim dagli occhi verdi! Scenario 2: le autorità di pubblica sicurezza facendo riferimento al reato di apologia del fascismo e facendo due conti si dicono che forse un raduno di quel tipo, fuori da un cimitero, senza che ci sia una messa perché manco ci sono le spoglie mortali di chi viene commemorato, assomiglia proprio a qualcosa che esalta il fascismo e quindi non autorizzano la manifestazione (in questo sollecitati pure da sindaco e parlamentari). Ma se Forza Nuova e Anai se ne fregano del diktat di «buffi personaggi folcloristici addobbati di un antifascismo consumistico che puzza di stantio» e si radunano lo stesso? Ne nasce una manifestazione non autorizzata. Se i celerini fanno sgombrare, i promotori si indignano: ecco, siete voi i veri antidemocratici, vergogna! Se i celerini si voltano dall’altra parte torniamo all’esito dello scenario 1: abbiamo ottenuto quello che volevamo, siamo forti, l’eroe alato è stato ricordato degnamente, grande Gim dagli occhi verdi!

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