Il bel disco «fuori moda» di Mirco “Jorgensen” Mariani

Fwora JorgensenMirco Mariani è una piccola istituzione della scena musicale romagnola. Originario di San Piero in Bagno, ha contribuito a dare nuova linfa alle tradizioni della sua terra con il progetto Extraliscio, a cui era approdato dopo una lunga carriera come musicista e compositore, batterista fidato di Vinicio Capossela e autore di alcuni ispirati dischi a nome Saluti da Saturno.

Personaggio senza dubbio eclettico e di talento, Mariani è legato alle sonorità dal sapore un po’ vintage, attorno alle quali (e in particolare al suo strumento feticcio, il mellotron) ha costruito una sorta di piccolo museo a Bologna, sua città di adozione, il Labotron, dove ha registrato questo nuovo debutto, a firma Fwora Jorgensen. Un nome bizzarro che è un omaggio al mondo finnico e in particolare al cinema di uno dei suoi miti, Aki Kaurismaki.

Un disco «fuori moda», come rivendica scherzosamente lo stesso Mariani, a tratti surreale come i film che lo hanno ispirato, e che può vantare collaborazioni prestigiose. Una su tutte, da far tremare i polsi, quella con Mitchell Froom, leggendario produttore (e musicista) americano che ha legato il suo nome ad artisti come Paul McCartney, Los Lobos o Elvis Costello. Qui dà un tocco sperimentale a uno dei momenti più eterei del disco, “Come foglie”, e contribuisce alla riuscita di una splendida canzone qual è “Le notti bianche”, che vede alla voce, insieme a Mariani, un altro grande ospite come Francesco Bianconi dei Baustelle.

A completare le collaborazioni illustri un’altra storica e inconfondibile voce della scena musicale italiana, Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus, mentre è da segnalare anche la toccante “prima volta” della figlia di Mariani, la piccola Gilda, alla voce nell’unica cover del disco, la conclusiva “Gam Gam”, nata in casa dopo una maratona di film sulla Shoah.

Un disco di canzoni vintage come l’anima del suo autore, “facile” ma più complesso di quello che potrebbe apparire a un primo ascolto, grazie ad arrangiamenti sofisticati e ad alcuni brevi momenti di sperimentazione sonora mai fine a se stessa.

Obiettivo centrato (meritatissimo l’ingresso nella top 20 di Spotify tra le uscite “alternative” italiane pochi giorni dopo la pubblicazione) e probabilmente la consacrazione di un artista prezioso.

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