“Brisa”, intrigante noir in stile padano di Paola Rambaldi

Brisa RambaldiAutunno 1956, Delta del Po. In quella terra di pescatori e fiocinini, a pochi passi dalle valli, il boom economico arriva a rilento, il televisore è un lusso e il Luna Park è ancora un’attrazione “eccezionale”.
La vita, nelle campagne e nella bassa, si muove seguendo ritmi antichi. E antiche sono – come sempre – le pulsioni che scatenano l’orrore. Tra Goro e Tresigallo si muove un gruppo di amici, che suona insieme nel complesso “I cavedani di Gorino”; a volte provano nel magazzino di un produttore di casse da morto. Ma è la sorella di un “musicista” (il cui padre ha appunto una piccola agenzia di pompe funebri) a rappresentare il centro della narrazione, ed è a lei che si riferisce il titolo del romanzo di Paola Rambaldi, Brisa (Edizioni del Gattaccio).

Ha gli occhi di colori diversi, capelli lunghissimi raccolti in una treccia, un naso “importante”; riesce, addirittura, ad avere visioni su quello che è accaduto (o accadrà), toccando con i capelli foto e immagini. Ma non può immaginare come attorno a lei il “male” sia così diffuso, nelle più diverse sfumature, e tocchi tanta gente. Dalla semplice menzogna, al tradimento; dalla depravazione fino all’omicidio condito di crudeltà. Come non riesce a prevedere (capire?) che qualcuno possa viverla come donna desiderabile.

Il romanzo annuncia nel prologo, che ricostruisce una notizia di cronaca, cosa ci si deve aspettare: una famiglia sterminata, con il marito/padre che si è tolto la vita usando il fucile da caccia. E si deve aver presente, una pagina dopo l’altra, il segnale che viene da quell’incipit, perché Paola Rambaldi distrae l’attenzione, con abilità e ottimo stile, per raccontare di nebbia, amorazzi, campagne e serate danzanti; ma lasciando quel “basso continuo” di tensione (occhio ai fratelli che vivono in una piccola isola lagunare), che prepara le tragedie.

Sì, perché non se ne incontra una sola… Così l’aumento di ritmo nella stessa scrittura accompagna il precipitare degli eventi, con flash di violenza e sfumature quasi horror. Un romanzo di tutto rispetto, che racconta la provincia di quasi 70 anni fa (citando, senza fare nomi, almeno un episodio vero con al centro una famosissima cantante nata da quelle parti) e declina il noir in versione “padana”. Con un occhio, forse, anche alle ambientazioni di Eraldo Baldini, maestro del gotico rurale.

Una raccomandazione, non si deve far caso all’imbarazzante sciatteria editoriale (editing e impaginazione), perché vale davvero la pena leggere Brisa.
Questo aspetto poteva essere… dimenticato? Come dice una battuta che gira nel web: non riesco a stendere un velo di pietoso silenzio, ho finito le mollette.
Ps.: la copertina è molto carina.

MAR MOSTRA SALGADO BILLB 15 – 21 04 24
EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24