Un “romanzo criminale” al di qua e al di là delle Alpi

Pappalardo Milano PastisAnni Sessanta: l’Italia cambia volto e da nazione proto-industriale inizia a trasformarsi in un paese moderno. Le contraddizioni, quindi, sono innumerevoli; per citarne solo alcune: le tentazioni golpiste del Piano Solo; la cultura che prova ad uscire dalla propria torre d’avorio per tentare di incontrare il mondo delle fabbriche. Intanto le città del nord aumentano la popolazione con percentuali che vanno dal 30 al 36 per cento. Il boom economico e il conseguente benessere cambiano però anche la struttura della malavita. Milano è forse la prima a farne le spese con la «signora rapina» (come la definì Dino Buzzati sul “Corriere della sera”) a una gioielleria di via Montenapoleone. Pistole, mitragliatori, un gruppo di fuoco di sette persone, in parte francesi. Il cosiddetto Clan dei Marsigliesi. Era il 15 aprile 1964.

Parte da quel fatto di cronaca il romanzo Milano Pastis di Davide Pappalardo (Excalibur / RaccontaMi Editore), la cui nuova edizione è stata distribuita in questi mesi difficili.
Formato da “giallo”, con copertina e illustrazioni interne che arrivano dall’immensa produzione del maestro Carlo Jacono, il romanzo racconta quel grande colpo usando a dovere lo stile del noir. Non solo perché fa muovere l’intrigo da alcuni luoghi mitici della mala di Parigi, da Pigalle a Batignolles; ma anche perché indaga sull’anima dei personaggi, da Joe Le Maire, “il sindaco”, vecchia volpe della criminalità che si trova a dover sottostare all’avanzare dei nuovi gangster, con simpatie naziste; al suo uomo, Robert, che si autoproclama capo del gruppo di fuoco, e che vive una passione con una ballerina tunisina, Sherazade; fino al rapporto complesso fra altri due rapinatori, i fratelli Bresciani. Poi evasioni, sparatorie, risse, bevute, trappole, inganni e corse in auto.

Milano Pastis diventa sempre più nero perché non dà spazio ad alcun personaggio positivo. I poliziotti, di qua e di là dalle Alpi, lavorano e indagano, mettono insieme i pezzi del puzzle e riescono a portare a processo la banda; tutto questo senza diventare protagonisti della narrazione. Servono: come le pistole e i mitragliatori usati nell’assalto alla gioielleria.
Insomma: Davide Pappalardo racconta con cura, attenzione e cuore l’ambiente nel quale, nel giro di pochi anni, si muoveranno personaggi come Pietro Cavallero, Renato Vallanzasca e Francis Turatello. Buona lettura.

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