L’imperdibile “Guaio di notte”, intricato noir di Patrizia Rinaldi

Rinaldi Guaio Di NotteLa Signora è vedova da poco tempo e sta lasciando la sua Napoli; nel cruscotto conserva una pistola Glock 17. Incrocia Andrea, ragazza bellissima, androgina, vestita da uomo: la salva da un pestaggio e la prende con sé, quasi la adotta “a forza”. Litigano spesso, come le persone che si vogliono bene, e in un Centro termale di lusso della Toscana si trovano di fronte al cadavere di un altro ospite. Assassinato. La polizia annaspa, perché il commissario capo Pier Francesco Corvi, soprannominato dai suoi “l’Inutile”, pensa di più agli occhi belli degli uomini che all’indagine; così, quando spunta un secondo cadavere, il panico dilaga. Non per la Signora (sempre con la maiuscola) e Andrea che, per guadagnare due soldi, si tra- sformano in investigatrici…

Quasi un giallo all’inglese, con qualche concessione all’hard boiled? Neppure per idea: Guaio di notte, nuovo titolo di Patrizia Rinaldi (Nero Riz- zoli) è una meraviglia di romanzo che fonde lo stile e i meccanismi del miglior noir, lo decora con un’ironia malinconica, e lo arricchisce di citazioni, esplicite e implicite, che rendono omaggio alla letteratura popolare; che il malavitoso napoletano amico della Signora si chiami Naso di Cane, come il protagonista dell’omonimo giallo di Attilio Veraldi, è un raggio di sole per i lettori (che, in ogni caso, non smetteranno di amare Blanca Occhiuzzi).

La vicenda è intricata, quasi alcun personaggio è quello che sembra, o dice di essere, e il ritmo funziona bene, molto bene. C’è poi il valore aggiunto della scrittura, che Patrizia Rinaldi rende affascinante muovendo un aggettivo, spostando una virgola, scegliendo parole a volte dimenticate; e costruendo capitoli brevi e intensi, che ipnotizzano e trascinano.

Il romanzo ha una voce molto femminile e le protagoniste ricordano Maria Antonia e la figlia Ena, al centro di un altro romanzo indimenticabile, non noir, di Rinaldi, Ma già prima di giugno (edizione e/o, 2015): hanno in comune la forza con cui affrontano ogni avversità, materiale e psicologica; riuscendo a sopportare intemperie e sofferenze, senza soccombere. Non con il rassegnato «Domani è un altro giorno» (cosa mai sarebbe potuto capitare, di peggio, a Rossella O’Hara?).

Scrive infatti Patrizia Rinaldi: «Un raggio di sole spaccò le nuvole per fare posto al tramonto»; in apparen- za una concessione al romanticismo, non fosse per quel verbo, «spaccò», che ricorda la forza delle due protagoniste. Imperdibile.

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