L’Inferno di Dante che diventa romanzo d’azione in stile “Fuga da Alcatraz”

 

Nel settecentesimo anniversario della morte, l’industria culturale italiana doveva cimentarsi con Dante Alighieri usando le migliori risorse di cui dispone. Ho scritto industria culturale perché studi e ricerche, analisi e conferenze dedicate alla sua opera e alla sua vita si sono susseguiti senza soluzione di continuità, in modo particolare a Ravenna, dove si è spento e se ne conservano le spoglie. Infatti che giornalisti e saggisti si siano (ri)scoperti dantisti in tempo per far arrivare nelle librerie opere dedicate al Poeta nel 2021 è operazione squisitamente dell’industria culturale. Prevedibile, in molti casi apprezzabile, in ogni modo legittima.

La letteratura popolare, invece, si è sempre confrontata con Dante; con attenzione e rispetto, quasi affettuosamente, ma senza soggezione. Si sono così susseguite parodie, estrapolazioni, ricostruzioni storiche e trasposizioni “temporali”; fino romanzi con protagonista Dante stesso, in ambientazioni accuratissime.

Luca Tarenzi progettava di scrivere la trilogia L’Abisso – in libreria il primo volume, L’ora dei dannati – dal 2013. Ha trovato “sponda” nell’editore Giunti, che ha accettato la sfida dell’industria culturale facendo scendere in campo un poderoso prodotto popolare.

Traduttore e autore di riferimento dell’urban fantasy italiano, Luca Tarenzi ha compiuto un’operazione creativa originale: ha immaginato che quattro dannati – Bertrand De Born, Filippo Argenti, Pier Delle Vigne, il conte Ugolino – tentino di “evadere” dall’Inferno usando come guida Virgilio. Una sorta di Fuga da Alcatraz dove l’abisso è il corrispettivo di un carcere di massima sicurezza nel quale, davvero, il fine pena è mai.

La scena, gli ambienti, le sofferenze sono dantesche in modo preciso e crudo; i personaggi sono vivissimi e descritti come milioni di studenti li hanno immaginati. È il punto di vista a cambiare: fra gli stessi demoni – che Tarenzi chiama Spezzati – c’è chi non riesce a portare il peso della Caduta. Come la Creatura che non aveva più nome, unica a rendersi conto di cosa stia succedendo nel mostruoso imbuto della Prima Cantica e a cercare di porvi rimedio. Così si arriva a prendere le parti dei dannati e del demone. Che, poi, l’autore metta in guardia facendo dire a un protagonista «L’Inferno non ci ha certo resi più buoni» è un magnifico trucco narrativo. Ci sono cattivi letterari di cui ogni lettore si è innamorato perdutamente. Costruito con intelligenza e scritto con il realismo dei grandi romanzi d’azione, L’ora dei dannati è insomma un grande omaggio alla Divina Commedia.

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