Un thriller che è romanzo di formazione. Dalla copertina che attira…

La Morte Non È NienteSpesso la copertina di un libro crea confusione; a volte attira, quasi chiama a sé. È il caso de La morte non è niente di Fat Bobo (Clown Bianco, 2017): sulla sinistra della foto spunta il campanile che emerge dalle acque del lago (artificiale) di Resia, in Val Venosta, unico ricordo del paese di Curon Ve­nosta. Intorno la pace delle montagne. Il titolo poi è molto giallo e fascinoso; infine l’autrice usa quasi come epigrafe un aforisma di Be­nja­min Franklin, «Tre persone possono tenere un segreto, se due di loro sono morte» (da L’almanacco del povero Richard, fra il 1732 e il 1758).
Ecco che la curiosità aumenta. Perché è una citazione rara, che si incontra in poche altre occasioni; ad esempio all’inizio dell’undicesimo capitolo di American Gods di Neil Gaiman, straordinario fantasy mitologico. Allora non resta che leggere; per scoprire un thriller che contiene un romanzo di formazione, forse essendo l’uno e l’altro. Come fanno numerosi capisaldi della letteratura fantastica.
Fat Bobo – pseudonimo di una regista cinematografica – racconta con ottima mano e una scrittura essenziale, un’indagine per omicidio (e altri assassinii) fra tossici, spacciatori, giudici e poliziotti, sfruttamento della prostituzione in saloni di massaggi “paravento” e rapporti malati; insieme rievoca l’infanzia della protagonista, la fotografa Milla Brentano, con le crudeltà, normali e non, che capitano in quegli anni che dovrebbero essere pieni di innocenza. I due piani temporali, 1978-2008, sono un espediente letterario sperimentato, servono a far ricordare come il passato si infiltri nell’oggi, sempre e comunque. In questo caso, dopo averne capito il ritmo e, intuita in parte la soluzione del mistero, funzionano davvero bene. A raccontare in prima persona è Milla, che scopre come un attore alcolizzato, colpito mortalmente alla pancia da qualcosa che assomiglia a un coltello, non sia quello che dicono i documenti che ha indosso. Chi ha assunto quell’identità e perché? Il quadro degradato della città, una metropoli italiana qualsiasi, nel nord, è proposto per inquadrature e schegge di attualità; ed è attraversando quel mondo, come fotografa “a cottimo” della polizia, che Milla riuscirà a risolvere il caso, a salvare un animale destinato al macello, e a cristallizzare il “mistero del lago”.
Ah, Raymond Chandler nel 1943 ha scritto un romanzo con al centro uno straordinario scambio di persona: La donna nel lago. Una citazione involontaria?

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