Adulti e ragazzi consapevoli contro il bullismo Seguici su Telegram e resta aggiornato Recentemente sono andato molto incuriosito dall’iniziativa contro il bullismo organizzata dall’associazione “Cuore e Territorio” con gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Cervia. Arrivato a destinazione, sceso dall’automobile, casualmente ho incrociato lo sguardo di una ragazzina seminascosta che stava per accendersi una sigaretta. Appena mi ha visto ha fatto il gesto di riporla. Ho proseguito con la sensazione che se la sarebbe riaccesa un istante dopo. Quel gesto mi ha fatto pensare a come lei, e i suoi compagni di scuola, avrebbero reagito alle parole che da lì a poco avrebbero ascoltato. Agli inviti degli adulti. Se, a eventuali domande, sarebbero ricorsi a frasi di circostanza, oppure no. Entrato in sala ho avuto la netta sensazione di trovarmi tra due gruppi. Un “gruppone” ed un “gruppetto”. Il “gruppone” era quello composto da tutti i giovani studenti che se ne stavano seduti in platea. Ragazzi vispi, dagli occhi energici e dal costante brusio di fondo. Coesi ma apparentemente un po’ distratti e provocatori. Davanti a loro, l’altro “gruppetto”. Quello degli adulti, dai relatori. Anch’esso altrettanto coeso e tenace. Adulti dalle professioni nette e qualificate. Lì, di fronte agli studenti, c’erano il presidente di “Cuore e Territorio” Giovanni Morgese, l’editore Carlo Serafini, il magistrato Cristina D’Aniello, il deputato Alberto Pagani, la psicoterapeuta Francesca Siboni e il regista Gerardo Lamattina. Tutti disponibili a “sporcarsi le mani”, ad entrare in vera relazione con i ragazzi. Non ripercorro la cronaca dell’ intera mattinata, sottolineo però come la sensibilizzazione e le sollecitazioni dei relatori siano arrivate ai ragazzi. Anche se essi restituivano feedback indiretti, raramente palesi. Un esempio: diversi studenti sono stati invitati a turno al tavolo dei relatori. Strategia indovinata, utile a tenere viva l’attenzione. Tra questi, un ragazzo, finito il suo breve intervento ha chiesto se poteva usufruire dell’acqua. Sul tavolo c’erano le classiche bottigliette da mezzo litro e i relativi bicchieri di plastica. “Prego”, gli è stato detto. Il ragazzo ha preso con sé un’intera bottiglietta ancora chiusa e se ne tornato a posto. Un gesto misto. Che a me è arrivato con più significati. Che avesse effettivamente sete, e gli servisse proprio quell’acqua per bere, mi è parsa l’ipotesi meno probabile. Piuttosto, era come a dire contemporaneamente: “Sono furbo, mi avete coinvolto e io mi prendo il compenso”, oppure “Sono stato anch’io come voi. Ho parlato dal palco e porto con me il feticcio”, ma pure “Ma sì, tutto sommato accetto i vostri consigli. Non ve lo dico in modo palese, ma prendo la bottiglietta, che è comunque qualcosa di vostro”. Ascoltavo i conferenzieri, ma la mia attenzione era soprattutto concentrata sui ragazzi accanto a me in platea. Cercavo di ascoltare e leggere le loro reazioni. Il brusio scompariva a sottolineare i momenti più efficaci. Come alla visione del cortometraggio di Lamattina, dove la protagonista del film è una ragazza a cui, in palestra, vengono rubate le scarpe da ginnastica. Le scarpe sono messe in un orinatoio pieno d’acqua. Questo è il primo gesto di violenza che subisce. Subito dopo ne riceve uno ancora più grave. Un bullo, nel film, estrae il cellulare per condividere quella scena nella rete. La vergogna, il senso di umiliazione quindi si spande. Sapere potenzialmente di poter essere derisa da chiunque, senza sapere esattamente da chi, stimola sentimenti di smarrimento e persecuzione, che i ragazzi che avevo accanto mostravano bene, attraverso i loro sguardi, di comprendere. Tanto che l’applauso prodotto dagli studenti alla fine del cortometraggio era sincero e proporzionato. Differente da quelli eccessivi, caricaturali con cui si autosegnalavano ad inizio incontro. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo