Attenzione a chi affidiamo la cura dei nostri anziani Seguici su Telegram e resta aggiornato La vicenda è semplice quanto disumana: una badante rumena avrebbe costretto un anziano ad ingerire le proprie feci mentre un’altra lo teneva fermo. È quanto sarebbe accaduto poco più di un mese fa nella Casa famiglia per anziani Villa Cesarea, qui a Ravenna. La magistratura farà il suo corso ma non sarò sorpreso se le indagini, e il successivo processo, dovessero confermare le loro responsabilità. Se saranno confermate le accuse saremmo di fronte ad una situazione limite. Estrema, indegna, e soprattutto dove a persone becere è stato consentito di svolgere un lavoro già difficile per operatori di buona integrità morale e formati professionalmente. Occuparsi degli anziani è un compito molto delicato e faticoso, dove sono sollecitati vari aspetti personali, oltre che professionali. Ma lasciamo da parte per un momento le realtà private. Guardiamo a cosa succede in quello che è il contesto più vigilato e controllato, dove ci sono precisi standard da rispettare, linee guida a cui attenersi: l’ Ausl, gli ospedali pubblici. Forse non tutti sanno che la contenzione meccanica, ovvero l’uso di quei dispositivi atti a limitare la libertà dei movimenti volontari, che si utilizzano quando non ci sono altre alternative per fronteggiare la situazione, è una pratica che non si attua più nella Struttura Psichiatrica di Diagnosi e Cura di Ravenna ma che si verifica ancora nei reparti di Medicina Lungodegenza dell’Ausl Romagna. Se la cosa vi sorprende, prima di dare un facile giudizio ascoltate quanto mi è stato riferito da alcuni Sanitari operanti in questi reparti: «È arrivato un signore molto agitato che non si lasciava avvicinare. È stato molto problematico anche solo visitarlo. Non gli si poteva mettere gli accessi venosi, era aggressivo con il personale, ma non era questo il problema più grande. Di fatto non riusciva più a coordinare il corpo. Tentava di mettersi in piedi ma non riusciva a controllore i movimenti e cadeva per terra rischiando quanto meno di fratturarsi. Dato il suo quadro clinico non potevano essergli somministrati farmaci calmanti. Abbiamo parlato anche con i famigliari che hanno dato il loro consenso: l’unica soluzione praticabile è era quella di utilizzare una cintura addominale che gli impedisse di alzarsi e cadere». Un altro esempio: «Ci siamo relazionati con un anziano incapace di urinare senza catetere ma che, al tempo, stesso viveva questo ausilio come un sopruso, qualcosa di estraneo ed inaccettabile. E se lo strappava letteralmente. Questo per tre volte, provocandosi lesioni. Altro non abbiamo potuto fare che bloccargli i polsi». Da questi esempi si capisce il carico non solo sanitario e professionale a cui gli operatori sono esposti, ma anche quello umano e emotivo. Quindi affidare gli anziani a persone improvvisate, non adeguate a livello professionale e soprattutto umano, incapaci di tollerare la frustrazione, e che probabilmente neppure si sono nemmeno scelte questa professione, può riservare sorprese davvero sgradite. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo