Una caso clinico: imparare a pascolare il proprio vampiro interiore Seguici su Telegram e resta aggiornato Partiamo da una vicenda di un mio paziente. Per riservatezza ho cambiato la professione e gli altri dettagli personali, ma le dinamiche sono quelle. Ipotizziamo che di mestiere faccia il tecnico di computer e venga chiamato da una azienda ad occuparsi della loro rete informatica. Inizia a lavorare. Per un po’ procede tutto bene. Nell’ordinario, tra aggiornamenti di software e configurazioni di nuove unità. L’ informatico però ritiene che oltre ai lavori di routine sarebbe utile anche una profonda ristrutturazione a favore della cyber security. In un’occasione accenna il discorso. I capi dell’azienda, che sono abituati ad investire in materie prime, nella costruzione di nuove linee produttive, ma meno nello spendere i soldi per l’informatica, dato non appartiene alla loro cultura, non dicono di no al tecnico, ma neppure recepiscono con entusiasmo la sua proposta, così pallidamente manifestata. L’informatico da parte sua, non ribadisce l’indicazione, non insiste. Un po’ per soggezione, un po’ per timidezza, forse anche per pigrizia, e le cose restano come sono. Si va avanti per diversi mesi fino a quando non succede il pandemonio. L’azienda è bersaglio di un attacco informatico. Scompaiono dati, vengono rubati documenti riservati. Il danno è alto, sia a livello d’immagine che economico. I dirigenti che prima tergiversavano, adesso convocano immediatamente l’informatico e gli contestano il lavoro mancato. Lo ritengono responsabile dell’accaduto. Gli imputano incapacità decisionale, gli sottolineano che, pure da contratto, aveva l’autorità e l’autonomia per fare quanto fosse stato necessario affinché non si fosse verificato l’incidente. I rapporti con l’azienda si logorano velocemente. Viene licenziato. Anche se trova subito un nuovo lavoro, il tecnico vive malissimo la questione. È pieno di rabbia, verso l’azienda, che gli contesta di essere stato inadeguato, ma ne prova altrettanta verso sé stesso per il proprio modo debole ed incerto d’operare. In alcuni momenti riesce a vedere le cose in modo distaccato, a mettersi nei panni dell’azienda e dei dirigenti. Ma questo sguardo saggio e plurale dura poco. Finisce del tutto quando si vede recapitare la lettera degli avvocati dell’azienda che gli fanno causa. Le cause giudiziarie, gli avvocati, spingono le rispettive parti a polarizzarsi. Un avvocato, per ruolo, cerca di fare avere il massimo della ragione al proprio cliente, ed il massimo del torto al suo contendente. Il cliente ovviamente gli va dietro, e quindi il contesto conflittuale-giudiziario fomenta l’uomo alla rabbia. La causa assume una questione identitaria. In seduta mi dice «A volte penso a questa questione con equilibrio. Mi dico: alla peggio mi coprirà la mia assicurazione professionale. Poi in altri momenti, spesso la sera, quando sono solo, faccio dei brutti pensieri». Si ferma un attimo, poi continua: «Mi prenderei a schiaffi, letteralmente. Poi la rabbia che ho verso me stesso va verso di loro. Cerco di distrarmi, di pensare ad altro ma è come che un vampiro bussi dalla cantina in cerca di sangue». Io mi immagino questo vampiro arrabbiato, segregato in cantina. Me lo rappresento malandato e furioso. «Cosa vuole il vampiro, poveretto»? chiedo. «Vuole sangue o il mio o il loro. Comunque del sangue». «Il vampiro è la nostra parte aggressiva e frustrata. E tenerlo in cantina, nascosto, fa peggio» dico. Il paziente mi ascolta e allora continuo: «Non abbia troppa paura. Ascolti quello che le dice. Non si spaventi. Poi magari ne parliamo assieme nelle prossime sedute. Ma non lo tenga in cantina segregato, lo lasci libero. Lo faccia pascolare». «Eh, certo»! risponde. Ha capito quello che voglio dire. La seduta prosegue con un clima decisamente più disteso. A tempo finito si alza e mi dice, in dialetto: «Adèss cam vég a cà, ai vèg a fié du zúg». Tradotto: Adesso che vado a casa, gli vado a fare due giochi, al vampiro. Fare “due giochi”, in dialetto significa prendersi cura, ascoltare, prestare attenzione, gratificare. Quindi il tecnico aveva preso confidenza con la sua parte frustata, era disposto ad ascoltarla e, finalmente, a coglierne la complessità e le sfumature. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo