I giovani vogliono tutto ma non danno Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro Dottore, mi occupo di risorse umane e vedo dinamiche simili sia nel lavoro che nel privato. Mi spiego meglio. Il mio ruolo, in azienda, consiste nell’incontrare le persone che si candidano per un impiego, individuare quelle che appaiono più idonee e seguirne il percorso. È ovvio che non si arrivi subito al vertice, che la carriera non sia immediata. Sembra una considerazione scontata ma evidentemente non lo è. I giovani fanno fatica ad accettare un percorso lavorativo costituito da diverse tappe, e quindi fatto di attese. Si potrebbe dire che sono ambiziosi, non ci sarebbe niente di male in fondo. L’Italia è stata fatta grande da imprenditori scalpitanti che hanno iniziato giovanissimi e si sono fatti largo creando importanti aziende, ma questi ragazzi sono diversi. Pretendono e non offrono altrettanto in cambio. Chiedono e si lamentano, che poi almeno si lamentassero in modo chiaro e manifesto. È tutto sottotraccia. Racconto un episodio. Un ragazzo chiese di vedermi e manifestò in modo chiaro, ripeto cosa rara, che voleva mansioni più importanti. Abbiamo accolto la sua richiesta, anche compiaciuti dal fatto che si era fatto avanti e aveva parlato in modo palese, ma dopo poco il timore per le maggiori responsabilità lo spinse a tornare sui suoi passi. A livello personale, fuori dal lavoro, trovo similitudini. Anche nelle relazioni affettive mi sembra venga chiesto tutto e subito, preteso molto, non offerto altrettanto ed al primo segnale di incompletezza, anche non voluta, magari fraintesa, subentra una frustrazione che porta ad allontanarsi. Ed anche qui la comunicazione non è semplice, non si parla mai in modo esplicito. Lettera firmata Le sue parole mi evocano immagini visive. Le animoj del nuovo Iphone X, ovvero le faccette che si animano grazie alla fotocamera e replicano il viso della persona. Ecco una sorta di video messaggio dove al nostro posto c’è una sorta di avatar che parla per noi. È una novità, è un gioco, una cosa spiritosa, ma mi chiedo se chi l’ha ideato non abbia colluso con il sempre maggior timore di mostrarsi di persona. In questo caso di metterci la faccia, è proprio il caso di dire. Stiamo parlando di Apple, sinonimo di universalità, quindi pare che il celarsi sia una tendenza sociale diffusa. Ma è il ritratto che segue ad essere maggiormente interessante. Persone che hanno alzato l’asticella ideale, che pretendono molto e subito, d’altronde per restare in tema, Google è diventato quello che è grazie alla rapidità di risposta, ed Amazon consegna in poche ore, manda pure il drone per fare prima. Parola chiave di questo modello è la velocità. Di segno opposto sarebbe la riflessione, ancora più lontano, la cultura del limite e dell’autocritica. Non stupisce quindi che quando le cose vanno in corto circuito subentri subito la frustrazione, e le responsabilità, di cui non si era debitamente tenuto in conto, destabilizzino. Non siamo più un popolo da approfondimenti, siamo diventati da breaking news. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo