I giudici Galanti e Schiaretti descrivono il sentiero della legalità Seguici su Telegram e resta aggiornato A Castel Bolognese c’è un percorso che si chiama il Sentiero della Legalità. È una passeggiata dove si incontrano installazioni, panchine con frasi di Martin Luther King e Paolo Borsellino. Ma il Sentiero della Legalità è anche un percorso partecipativo promosso dal Comune per raccogliere idee sulla realizzazione del parco tematico. In quest’ottica si è svolto di recente a Castel Bolognese un incontro con chi oggi amministra la giustizia nel nostro territorio. Ha condotto la serata Damiano Giacometti, già assessore di Castel Bolognese, e sono intervenuti Debora Galassi, coordinatrice di Libera Ravenna, Andrea Galanti e Corrado Schiaretti, giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Ravenna ma forse più noti al grande pubblico per essere stati i due giudici togati del processo Cagnoni. Nella serata c’è stato modo di riflettere su aspetti della giustizia a cui spesso noi cittadini non prestiamo attenzione. Galanti ha affermato che fare il giudice è un’esperienza difficile ma fattibile. Soprattutto tenendo conto di insegnamenti appresi nel corso degli anni dai giudici più anziani, degni di stima. Allora gli ho chiesto quali fossero i preziosi consigli. Galanti ne ha elencati tre. Uno: prima di essere giudice degli altri, essere giudici di sé stessi. Pieno rispetto delle norme, ma attenzione all’eccessivo rigorismo. Due: leggere la norma, leggerla bene, in ogni sua singola parola, conoscere dove stanno anche le virgole. Insomma, comprenderla davvero ed appieno. Tre: pure nella consapevolezza di avere un incarico delicato dove si è soli, non rinunciare, anzi promuovere il confronto con i colleghi. Evitare la presunzione di pensare di saperne più degli altri. Schiaretti ha ribadito l’importanza di decidere in coscienza; di decidere nel modo corretto. Questa frase mi ha fatto pensare, e l’ho detto nel corso della serata, che se io fossi un giudice non so se effettivamente garantirei questa correttezza: come psicologo psicoterapeuta ascolto i vissuti profondi delle persone. Apprendo come le storie transgenerazionali influenzino il presente. Rilevo meccanismi psicologici, spesso inconsapevoli e involontari, che vanno a costruire i comportamenti. Insomma il libero arbitrio è spesso condizionato da tante dinamiche. E quindi, probabilmente, sarei troppo clemente. La replica di Schiaretti è stata generosa. Il Giudice ha parlato del concetto di colpevolezza fino ad arrivare alla valutazione. È difficile sintetizzare il tutto in poche righe. Posso però dire che mi si è chiarito quanto quello del giudice sia un mestiere che si gioca su più piani, tra livelli di coscienza e piani fortemente tecnici. E commentare una sentenza, operazione che facciamo quando leggiamo un giornale, non è affatto semplice, diversamente da quanto istintivamente ci appaia. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo