Siamo tutti narcisisti? Un’esteso arcipelago di profili psicologici Seguici su Telegram e resta aggiornato Una cosa che mi sento dire quando qualcuno apprende che sono psicologo e psicoterapeuta è «Davvero? Sai, ho avuto una pessima esperienza con una persona narcisista». Per lo più sono le donne a dirmi questo. Si riferiscono spesso ad ex fidanzati, oppure a colleghi di lavoro. Il ritratto è sempre quello. Mi descrivono persone troppo piene di se stesse. Arroganti e incapaci d’ascoltare. Incuranti dei bisogni altrui. Per lo più uomini, ma anche donne, che non si mettono mai in discussione. La descrizione che tratteggiano coglie effettivamente quelli che sono tratti narcisistici, ma è parziale. Il narcisismo non è solo quello. Lo psicoanalista Vittorio Lingiardi ha scritto uno splendido libro dal titolo Arcipelago N. dove “N” sta per narcisismo. Perché parla di un arcipelago? Perché l’arcipelago è un insieme di isole. Un raggruppamento di terre vicine, ma distinte. Nel nostro caso molto esteso. Dove, quelle ai poli opposti, hanno temperature e fauna completamente diverse. Le isole sono immaginariamente collocate in verticale, su tutta la latitudine terrestre. Vanno dal polo nord al polo sud. E quindi intuibile che quelle più abitabili, quelle dal clima più temperato siano a metà strada. È la zona mite dove troviamo, per l’appunto, il “narcisismo sano”. Esempi di questo utile tratto sono l’amor proprio, il talento nel perseguire le proprie legittime ambizioni. La capacità di tollerare le frustrazioni. Il saper vivere in modo relativo i sensi di colpa e la vergogna. Ma partiamo dall’analisi del terreno delle nostre isole: essa riguarda la consapevolezza del nostro valore così come di quello altrui. Il narcisismo esprime il naturale bisogno, presente in tutti noi, di essere amati e riconosciuti. L’equilibrio, o meglio la capacità di camminare su quell’asse, come fosse la trave della ginnastica artistica, che consente di collegare l’io al tu. E poi, inevitabilmente, l’io al noi. Quindi, per non cadere dalla trave, ognuno di noi diventa, come dice Lingiardi «sarto del proprio narcisismo, che può essere un abito elegante o semplicemente adatto all’occasione, oppure un travestimento insincero e autocelebrativo, troppo appariscente o magari dimesso in modo sospetto». Per tenerci in equilibrio sulla trave dei bisogni narcisistici a volte traballiamo, altre volte stiamo immobili,a ddirittura paralizzati. «Per non cadere nel cammino, per fronteggiare le sfide e gli ostacoli che incontriamo, certo non nel migliore dei modi, facciamo la coda come pavoni, carichiamo come tori, ci gonfiamo come tacchini, twittiamo come usignoli, volteggiamo come farfalle, ci mimetizziamo come camaleonti». Le isole del nord sono quelle abitate da chi carica come i tori, da chi fa la coda come i pavoni e si gonfia come tacchini. Viceversa, le isole all’estremo sud non sono così chiassose. Anzi, il silenzio sembra che regni assoluto. Se ci si arriva in barca non si viene storditi dai tori imbestialiti, dai pavoni vanitosi e neppure dai rumorosi tacchini. Apparentemente sembra che non ci sia nessuno. Gli animali di queste isole se ne stanno nascosti, mimetizzati come i camaleonti. Aggiungerei io, anche quieti ma pronti ad attaccare come le murene, celate tra gli scogli. Per questo, quando si parla di soggetti dell’eccessivo narcisismo si distingue tra quelli a “pelle spessa” e “quelli a pelle sottile”. Quelli a pelle spessa: i tori, i pavoni ed i tacchini manifestano “una configurazione narcisistica estrovertita, pretenziosaegrandiosa”. Quelli a pelle sottile: i camaleonti e le murene, esprimono una configurazione “introvertita, fragile, timorosa alle critiche”. «Anche se ci appaiono come il giorno e la notte, entrambe le configurazioni condividono lo stesso sistema solare, i cui satelliti, benché illuminati in modo diverso, ruotano attorno agli stessi pianeti: una certa presunzione, la concentrazione su di sé a discapito dell’attenzione rivolta agli altri, l’aleggiare di un sentimento di inautenticità, il morso dell’invidia, le fantasie onnipotenti coltivate più o meno in segreto, il fantasma dell’insuccesso». In fondo, sono le due facce della stessa medaglia, quella del proprio valore. E, a differenza di quanto appaia, sia i tori che le murene, provano anche emozioni all’opposto rispetto a quelle che mostrano. Così i narcisisti vulnerabili: le murene, che sono pur sempre legati alla loro parti grandiose. Così i narcisisti grandiosi: i tori, che vivono segretamente sentimenti d’inadeguatezza ed hanno un terribile timore dell’insuccesso. Quindi sì, siamo tutti narcisisti. Un po’ serve pure, ma attenzione a non esagerare. Né in un verso né nell’altro. Non dobbiamo diventare tori, ma neppure murene. Scegliete voi a quale vivace e moderato animaletto ispirarvi. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo