Perché, anche in amore, andiamo al tavolo già pieno? Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro dottore, perché la gente oggi vuole andare dove il tavolo è pieno? Quando sei single non ti bada nessuno, e quando ti fidanzi arrivano tanti messaggi. Barista anonima Cara Barista anonima, apprezzo il suo linguaggio schietto. Ho inteso il riferimento al tavolo, considerato il lavoro che fa, sia in senso concreto che figurato. Come a dire che al bar, la gente, con a disposizione tavolini perfettamente sgombri, preferisce comunque sedersi in quelli dove ci sono ancora bicchieri, carte, piattini. Il tavolo simbolico poi ci riguarda già da bambini: chi di noi, quando vedeva un coetaneo con un gioco nuovo, non insisteva con i propri genitori per averlo. Proprio oggi, mentre scrivo è il 4 novembre, nella puntata dei Simpson, Homer scopre che il suo vicino Ned Flanders tiene, a casa propria, galline per avere uova più sane. Homer non può più tollerare quelle che consuma abitualmente. Sono diventate improvvisamente cattive e dal colore sospetto. Deve avere a tutti i costi quelle di Flanders. Cosa accomuna la gente che si siede al tavolo ancora apparecchiato, i bambini affascinati dal gioco dell’amico, le uova di Homer, gli uomini che si manifestano solo quando la donna in questione è fidanzata? Probabilmente il bisogno di essere riconosciuti e legittimati dall’altro, ma soprattutto il considerare una scelta valida solamente se c’è stato qualcuno che l’ha già fatta in precedenza. Come un sentiero che si può percorrere solo se si intravedono le tracce di chi c’è già passato. È certamente vero che l’altro è importante: sono infatti la nostra comunità, il nostro gruppo sociale, a permetterci di definirci come individui. L’immagine che abbiamo di noi stessi, la nostra autostima si costruiscono con le relazioni, a cominciare da quelle con gli “altri significativi”, come i genitori. Seguono poi i rapporti con altre persone che stimiamo. Rappresentano un modello che iniziamo a imitare. Secondo un buon percorso, però, da questa fase dovremmo giungere a una sana differenziazione. A quanto pare non tutti ci riescono. Certamente ne sono stati capaci i “grandi differenti”: gli artisti che inventano un nuovo sguardo rispetto le cose. Ma noi tutti, non solo gli artisti innovatori, dovremmo avere una sufficiente fiducia in noi stessi da non cercare sempre persone garanti per le nostre scelte. Quindi si può essere, al limite, tolleranti con quelli che, insicuri e incerti, hanno bisogno di sedersi al tavolino ancora apparecchiato, perché i clienti precedenti lo fanno apparire preferibile. Non credo però si possa fare lo stesso e tollerare, quelli che necessitano che ci sia stato, prima di loro, un altro uomo che l’ha apprezzata e scelta per sé, per accorgersi di lei. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo