“Il Grande Fratello” e uno sguardo al disagio psichico in Tv Seguici su Telegram e resta aggiornato Lunedi 10 ottobre 2022 è stata la giornata della salute mentale. Intanto, al Grande Fratello in tv, il disagio psichico ha chiamato a sé i riflettori della ribalta. La produzione si è sentita obbligata. Poi ha fatto di necessità virtù, e ci ha confezionato sopra una puntata dedicata. Che, per la cronaca, è stata quella che ha realizzato il maggiore ascolto in questa edizione. Ma andiamo con ordine, cos’è successo e perché c’è stata questa puntata speciale? Da qualche giorno un concorrente, Marco Bellavia, ex conduttore dello storico programma per ragazzi Bim Bum Bam, manifestava disagio. Disagio psichico. Senza usare termini clinici, diciamo che viveva una sorta di “esaurimento nervoso”. Rivelava un atteggiamento discontinuo. Tra alti e bassi. In alcuni momenti si intratteneva con le altre persone della “casa”. In altri momenti si ritirava in se stesso. In altri ancora andava a cercare conforto nei coinquilini. Poi di nuovo, continuava ad auto isolarsi in silenzi poco decifrabili. A volte piangeva apertamente, ma in altri frangenti si nascondeva singhiozzando con le lacrime soffocate. Sono due i soggetti su cui vale la pena riflettere in questa storia: il gruppo dei concorrenti e la Produzione. Partiamo dai concorrenti. Le loro reazioni, sia come singoli, sia come gruppo, sono state varie. C’è stato chi ha cercato di incoraggiarlo. Chi, specie dopo essersi abituato a quelle modalità, si è mostrato meno empatico, se non insofferente. «Ma se non sta bene, che ci fa qui, in un programma televisivo?!», ha detto qualcuno. «Cosa pensa, di stare qua a fare della psicoanalisi a gratis?», ha aggiunto qualcun altro. Una giovane partecipante, forse riconoscendo in sé il malessere di Marco, ma senza avere tuttavia la capacità di contenerlo, si è rivolta ai compagni di casa, in un probabile tentativo di fuga rispetto a quei fastidi psichici: «Se uno fa così merita di essere bullizzato». Tutte frasi infelici, ma normali. Espressioni che purtroppo sono consuete. Si tende ad attaccare chi va ad impattare, con i suoi oscuri malesseri, sull’apparente quiete quotidiana delle persone che in quel momento si sentono bene. O quantomeno stanno operando, con la loro barriera della non accoglienza, un’azione difensiva verso il “male oscuro” che gli viene rappresentato. La Produzione invece ha proceduto in un modo più complesso, dannoso e meno giustificabile. Bellavia ha poi deciso di uscire dal gioco. È stato quello il momento in cui l’atteggiamento del Programma si è trasformato. Se fino ad allora non era stata posta particolare attenzione su di lui in onda, dopo c’è stato un ricorso riparativo attraverso il buonismo. Il programma è inoltre evaso dalle proprie responsabilità attraverso i più facili capri espiatori. Durante la puntata speciale Marco Bellavia è stato prima di tutto eretto a martire dalla produzione. È stato dipinto come straordinaria anima incompresa dai suoi coinquilini. Poi i “Vipponi” che si erano espressi con asprezza sono stati pubblicamente e pesantemente redarguiti. I quali, per convinzione o interesse a rimanere nel programma, si sono cosparsi il capo di cenere e hanno accettato mesti la strigliata. La concor- rente più giovane e meno attrezzata, quella che aveva detto «uno così merita di essere bullizzato» è stata cacciata dal programma. Fuori, senza appello. A mo’ di esempio, è stata trasformata nello strumento utile alla potente produzione per prendere le distanze dall’indifferenza e dall’insensibilità: un atto efficace ad una lettura superficiale per chiarire che la Rete, il Programma e gli Autori tutti, erano e sono buoni. Tutti in piena empatia con chi soffre di disagio psichico, diversamente dai concorrenti che si erano comportati in modo insensibile e cattivo. Se ci si vuole occupare di salute mentale occorre farlo senza ipocrisie e buonismi. Va riconosciuto che è difficile stare accanto alle persone che non stanno bene. Che spesso ci si stanca, vengono fraintese. Addirittura, si arriva ad attaccarle a causa della paura suscitata dalle emozioni che invisibilmente evocano. Poi, con il tempo, con la conoscenza, con la fiducia in se stessi e nell’altro, le cose migliorano. Ma è con questa schiettezza, con la progressiva confidenza verso questi versanti che si compiono passi avanti. Non con il buonismo. Né tantomeno con l’ipocrisia televisiva da prime time. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo