Molestie alle donne: e se invece quella volta che… Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro Dottore, da settimane si continua a parlare di quanto spesso tante donne subiscano molestie. Siamo partiti dalle dichiarazioni di Asia Argento, poi il caso di Brizzi. Mi chiedo: ma cosa spinge tanti uomini a tentare sempre e comunque di portarsi a letto una donna quando possono farlo magari approfittando del potere che ricoprono? Anche quando di donne potrebbero averne, davvero consenzienti, tantissime? C’è qualcosa di atavico? È un disturbo psicologico? Lettera firmata Voglio ricordare la campagna #quellavoltache, lanciata in rete, che chiedeva alle donne di raccontare come erano state molestate, aggredite, ma anche quando si erano sentite in pericolo e non sapevamo bene perché. Ho trovato interessante questa esperienza dove emergevano pluralità di situazioni con comune denominatore dell’uomo rubava qualcosa, inteso anche in senso metaforico. Una ragazza ha scritto “quella volta che ero seduta in autobus ed un uomo chi mi guardava in modo così intrusivo che ho sentito violenza, ma non potevo lamentarmi perché era uno “solo” uno sguardo.” L’elemento comune a questa ed le altre storie è un maschio disabituato a modularsi in modo maturo quando si manifesta. Alla base c’è poca fiducia in sé, poca fiducia negli altri, poca voglia di mostrarsi argomentando, evidentemente non è facole usare le parole “ se sei d’accordo, mi piacerebbe, tu cosa provi, tu cosa ne pensi.” Iniziano presto i modi sbagliati, complice una cattiva educazione. Vediamo i bambini che strappano di mano un giocattolo ai coetanei, senza domandare nulla perché temono un rifiuto. Quindi meglio usare la forza in modo preventivo ed evitare la frustrazione del no. A maggior ragione quando si è grandi la parola “no” si traduce, e diventa sinonimo di “rifiuto”, “svalorizzazione”. Quante volte evitiamo di chiedere una cortesia perché diamo per scontato che essa ci sarà negata. Questa condotta mette in mostra la nostra paura e la nostra intolleranza ai no. Sarebbe la felicità dei responsabili della sicurezza nei cantieri se i lavoratori avessero un’attenzione anche minimamente paragonabile a quella che noi, tutti i giorni, attiviamo per prevenire ferite narcisistiche. L’uomo del racconto dell’autobus si è mostrato pigro, irrispettoso, certo che sarebbe stato rifiutato se si fosse manifestato in modo assertivo (l’assertività è quell’insieme di comportamenti che consentono ad un soggetto di affermare la propria personalità, di manifestare i propri desideri agli altri, di dire le proprie opinioni senza cadere in comportamenti passivi o aggressivi). Quindi ha rubato con gli occhi alla ragazza dell’autobus, tanto da farla sentire violata. Ma se si fosse comportato in modo galante e rispettoso come sarebbe andata? Sicuramente meglio, anche se la ragazza avesse declinato con l’invito. Vorrei concludere con una proposta che dia voce ad una sana cultura, rispettosa e valorizzante delle donne. Dato che gli uomini sono solo quello, ed è bene dirlo per promuovere e rinforzare un modello sano. Aggiungiamo un prefisso a #quellavoltache. Invito le donne a raccontare usando #invecequellavoltache, su Facebook, Instagram, su Twitter, nei vostri blog, dove preferite, un approccio dove vi siete sentite rispettate e valorizzate, accolte nella vostra individualità, non importa l’esisto; se poi ci siate uscite o meno con questa persona, importa il modo con cui siete state trattate Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo