L’importanza di essere consapevoli dei propri limiti Seguici su Telegram e resta aggiornato In modo più o meno diretto in queste settimane è ritornato spesso, nella mia quotidianità, il tema del limite. Nelle sue varie accezioni. “Limite” è una parola da significati diversi e contrapposti. Si può intendere come un ostacolo da superare ma anche, come un confine da tener presente per non predare la libertà. Le riflessioni rispetto alla complessità del “limite” mi hanno portato a pensare a quanto accade nel mio studio. Quando arriva un nuovo paziente. Mi spiego con un esempio. Un caso vero, reale, ma verificatosi molto distante da noi e modificato nei dettagli non sostanziali per tutelare al massimo la riservatezza della persona. Una ragazza venticinquenne, commessa in un negozio di abbigliamento, si rivolge all’analista perché fatica nella vita sociale e soprattutto in quella lavorativa. Viene spesso assalita da sentimenti di paura, per non dire veri e propri attacchi di panico, in alcune occasioni, soprattutto quando vede il negozio affollarsi. Non si sente all’altezza, teme di non riuscire a gestire la situazione. È preoccupatissima di essere contestata, sia dalle clienti che dalle colleghe, anche se di fatto, ciò non succede mai. Questa condizione la porta comunque a vivere con conflitto e fatica estrema il contesto lavorativo. La vera sfida di questa signora è quella di stare bene, o meglio, tentare di superare il proprio limite per arrivare se non a “guarire”, ad un alto livello di remissione. Ma attenzione perché essa tende a vedere anche come un limite, per cui sforzarsi e combattere, quelle che sono le sue personali caratteristiche. I suoi meccanismi di difesa. Anziché ascoltarli e di conseguenza ascoltare le proprie paure, capire cosa rappresentano, anziché muoversi nel mezzo di essi, cerca di vincerli stringendo i denti. È ammirevole l’intento, la forza di volontà. Ma non è detto si arrivi al risultato. Dobbiamo capire e accettare, perlomeno in un primo momento, il limite che rappresenta quel determinato e personale meccanismo di difesa. Che significato contiene un sintomo. Poi ci si lavora, per sostituire la difesa con un’altra più matura e meno invalidante. Trovo efficace un esempio cinematografico. Nel film “Beautiful Mind”, John Nash è un matematico che soffre di schizofrenia: il disturbo mentale più grave e cronico. Con il tempo diventa sempre più consapevole del suo problema, ma le allucinazioni tendono a ripresentarsi: e individua persone che sente e vede solo lui. Che non esistono nella realtà. Dopo tante fatiche riesce ad accettare questo suo grande limite. Ovvero vedere e sentire persone che forse non esistono. Nei confronti di queste figure, anziché combatterle o, all’opposto, colludere con esse, ha un nuovo atteggiamento. Ogni qualvolta vede una nuova persona, che non conosce, si gira verso la propria moglie, di cui è certo, e domanda se anche lei veda quella persona. Da notare come questa modalità manifesti anche, oltre all’accettazione del proprio limite, il coraggio di non nascondersi. La capacità di mettere da parte la vergogna. Specie in una società dove molti appaiono all’attacco, pronti all’insulto, soprattutto via social, dove negano il limite sia verso gli altri, che verso se stessi, l’invito è di andare in direzione opposta. Ne guadagneremmo tutti. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo