I partiti sono gruppi, è difficile prevalga il senso di responsabilità Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro Dottore, sono andato a votare alle ultime elezioni con fatica. E se fosse adesso non ci andrei più. Mi auguro, più per loro che per me, che i vari leader politici almeno nel proprio privato siano un po’ meglio di quanto mostrano di essere in pubblico. Mentre scrivo la Lega sta concludendo il contratto con il M5s, non so se ci riusciranno, quello che è certo è quanto si siano insultati a vicenda prima. Non trovo in nessuno responsabilità e vero altruismo. Al Pd dell’interesse generale importa il giusto. Non voleva fare da stampella, soprattutto al M5s per paura di farsi annettere, di non contare proprio più nulla. Altro che la responsabilità sbandierata da ognuno. E questo vale anche per gli altri. Vedo solo del modesto egoismo. Lettera firmata Caro lettore, cerco come sempre di spostare la questione per condividere le considerazione su un piano più psicologico, e forse, in questo caso, anche sociologico. Quanto mi scrive mi offre lo spunto per ricordarmi dei gruppi. La faccio breve. Due sono i concetti che voglio condividere: la contrapposizione noi-loro e l’istinto auto conservativo. Intanto credo che possiamo condividere che in gruppo ci comportiamo in modo diverso rispetto a quando siamo soli. C’è una forza aggiuntiva, le dinamiche sono amplificate. Pensi alle tifoserie delle squadre di calcio. Non è immaginabile un tifoso singolo comportarsi come gli ultras quando sono insieme. I partiti politici di fatto sono gruppi ed i leader i capi di quella comunità. Ma andiamo ai due concetti che ho anticipato: partiamo dalla contrapposizione noi-loro. Significa che si tende, prima di tutto, a voler affermare la propria appartenenza, la propria identità. A distinguersi dall’altro gruppo, a differenziarsi. È quindi difficile che prevalga quel vero senso di responsabilità di cui parla nella lettera. I gruppi tendono a isolarsi nelle proprie idee. Seconda istanza, che apparentemente sembra contraddire la prima, ma non è proprio così. Il gruppo vuole mantenersi, conservarsi, quindi si flette, si adatta per non estinguersi. In fondo il gruppo tende ad essere autopoietico, cioè, per dirla in breve, cerca con tutte le forze di automantenersi anche se si deve adattare. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo