Psicoterapia, questa sconosciuta nel servizio pubblico (purtroppo) Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro Dottore, nei numeri precedenti del giornale ho letto sia la sua rubrica dal titolo “Caro psicologo, come capisco se ho bisogno di uno psicologo?” che la segnalazione da parte dei pazienti della Salute Mentale che affermano che il servizio dell’Ausl è inadeguato. Lei è a conoscenza di questo tipo di problematiche? Le lamentele sono prodotte dalla frustrazione di avere un familiare sofferente o c’è del vero? Lettera Firmata. Cara Signora, per qualche anno ho avuto modo di conosce da vicino la realtà del Servizio Pubblico, collaborando sia con la psichiatria ospedaliera sia con i servizi territoriali. Adesso lavoro privatamente come psicoterapeuta psicoanalitico. Il numero di sedute varia a seconda dei pazienti, ma un valido trattamento ne prevede almeno una a settimana, ma si può arrivare anche tre. Si capisce che lavorando otto ore al giorno per cinque giorni, si possono seguire al massimo una ventina di persone. Un operatore del servizio pubblico ne ha in carico trecento. É vero che sono interventi psichiatrici e non psicoterapeutici, dove la frequenza con cui si vede un paziente è minore, ma così é comunque troppo poco. La colpa non è dei medici, anzi, sono da premiare perché in queste condizioni cercano di fare comunque al meglio il loro lavoro. Non c’è dubbio che preferirebbero seguire meno persone e meglio. É triste e poco civile constatare che, anche se le linee guida internazionali indicano la psicoterapia come scelta elettiva per tantissime problematiche, associata o meno ai farmaci, la figura dello psicoterapeuta nel pubblico praticamente non esiste, quel poco che c’è, almeno ai miei tempi, era affidato a una quindicina di tirocinanti laureati da poco. Io, e gli altri di allora, abbiamo incontrato lì i primi pazienti, e non ne avevamo mai visti prima! E questo, lo ripeto, non per colpa dei Servizio, ma perché non c’erano, e non ci sono, risorse per pagare terapeuti esperti. Addirittura, mi dicono, che i pochissimi psicologi in organico, una volta andati in pensione non vengono più reintegrati con nuove assunzioni. Ha ragione Valerio Cellini ha lamentarsi, a chiedere visite più frequenti ed un servizio di psicoterapia. Ma se la Ragione e lo Stato non danno i soldi, l’Ausl e i medici che ne fanno parte come possono fare? Allora i cittadini devono fare da soli. Chi può si rivolge al privato in cerca di un bravo terapeuta, e paga di tasca propria. Chi non può fa con quello che il Pubblico offre. Ma non siamo in America, da noi un buon trattamento sanitario dovrebbe essere garantito a tutti. Io lavoro anche grazie a queste inefficienze, ma, lo dico contro il mio interesse, non é giusto. Tutti avrebbero diritto a una valida psicoterapia con un bravo professionista, senza essere obbligati a cercarlo nella libera professione. Una cosa mi sento di dire ai medici dell’Ausl: Non abbiate timore di dire ai pazienti ed ai loro familiari come stanno le cose. Dite che la psicoterapia è utile ma non potete offrila. Noi siamo addetti ai lavori, spesso le persone comuni non sanno neanche che esistono queste forme di cura. Se non potete offrirgli il trattamento almeno date le informazioni giuste, indirizzate. Se un vostro amico, o familiare, avesse bisogno di psicoterapia scommetto gli direste «Noi come Ausl non possiamo farla, ma ti servirebbe. Cerca un bravo professionista». Oltre che agli amici, in attesa che lo Stato provveda, ditelo anche ai vostri pazienti. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo