A Ravenna un progetto d’arte nomade, accolto di casa in casa Seguici su Telegram e resta aggiornato La Romagna è una terra ricca di creatività, capace di mettere le persone insieme per sviluppare idee. Un esempio per tutti. Una decina di anni fa, a Cotignola, un paesino della nostra provincia, un gruppo di amici, diede vita ad un ritrovo estivo che nel giro di poco tempo sarebbe diventato l’ “Arena delle balle di paglia”. I motori erano la curiosità rispetto al teatro, alla musica, alle narrazioni, uniti al piacere di viverle nel proprio territorio, vicino al fiume nella bassa romagna. Tante sono le associazioni, le realtà che spendono risorse ed energie per costruire nuove prospettive culturali. Pochi giorni fa sono venuto a conoscenza di un progetto che sta per partire a Ravenna. Un’idea che unisce il fronte relazionale a quello artistico. Nei fatti la cosa si svolge così: gli animatori di Deda Project hanno individuato e selezionato artisti. In parallelo hanno trovato soggetti, in genere privati interessati all’arte e a conoscere nuove persone, disponibili ad ospitare nelle proprie case le opere che gli artisti mettono a disposizione. Ogni “ospitante” terrà per un mese in casa propria l’opera di un artista, con la possibilità di conoscerlo, organizzare incontri, e poi il mese successivo il lavoro si sposterà, andando ad abitare la casa di un altro “ospitante”, e ne arriverà uno nuovo. Il tutto per dodici volte, per dodici mesi. Un anno insomma per fare da casse di risonanze analogiche per artisti emergenti, ma di riconosciuta qualità. Un anno per conoscere personalmente artisti, creare nuove relazioni. Parlo volentieri del Deda Project in questa rubrica poiché oltre ad essere apprezzabile ha diversi risvolti psicologi e relazionali. In un’epoca dove l’esperienza, in particolare quella visiva, è indiretta e digitale, penso ad Instagram, proporre un’alternativa analogica, fatta dall’andare fisicamente di casa in casa, a vedere, a conoscere, non è cosa scontata. Anche il vivere l’imprevisto con accezione positiva è un tema intrinseco. Chi aderisce a questo progetto, che sia un artista o un ospitante non sa chi incontrerà in partenza, non conosce le case dove verranno ospitate le opere, e chi incontrerà. Il tutto a testimoniare un atteggiamento di apertura ed accoglienza, per nulla provinciale. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo