Dialoghi a Ravenna, il giorno dopo la tempesta

Dialoghi ravennati, intercettati in tempo reale, giovedì 29 giugno. IL GIORNO DOPO.

A.: «Qua ci sono dappertutto alberi rotti, sporcizia per terra, auto ammakkate, saranno stati quei magrebini di merda, dei vandali bastardi, dovrebbero mettervi tutti in prigione e buttare la kiave»;
B.: «Guardi che non sono stati i profughi, è stato il “fortunale atmosferico”» (il Comune ha scritto sul serio così, nel comunicato, “fortunale atmosferico”);
C.: «Sì, è vero, hanno anche chiuso le skuole, è una vergonia, la gente deve lavorare e i bambini così stanno in mezzo alle palle»;
B.: «Eh ma voi ravennati però non siete mai contenti: non chiudono le scuole e avete paura per i vostri figli, le chiudono e vi incazzate con il Comune» (questo, in effetti, c’ha pure ragione);
D.: «Almeno però speriamo che puliscano tutto per bene, che il Comune ci ha pure aumentato la tassa dei rifiuti, che già poi puzzano, e li dobbiamo anche pagare, io non lo so…»;
C.: «Ma infatti, kara mia, qua è un magna magna. Speriamo almeno che liberassero viale Allende dagli alberi prima possibile, che c’ho preso il biglietto per andare a vedere Vasko Rossi al Cinemacity e ci voglio andare a dormire la notte per essere sicura di avere il posto in prima fila, così posso usare anke i loro ciessi»;
E.: «Vasco Rossi? Ma si rende conto signora che qui sta cambiando il mondo e lei pensa a Vasco Rossi? Lo sa cosa sono i cambiamenti climatici? Dovremmo mandare il conto dei danni all’America!»;
L.: «Eh caro mio, io a Trumpone l’avevo già detto, io negli Stati Uniti non ci vado in vacanza finché ci resta lui» (il boicottaggio, o qualcosa del genere, è stato annunciato veramente su Facebook da un’ex consigliera comunale del Pd, facendo tremare la Casa Bianca, a quanto pare);
C.: «Ma quale Trumpone, ma mi faccia il piacere, abbiamo già i nostri problemi qui. Ma lo sa che Canioni ha affittato una casa per andarci a fare i domiciliari con il braccialetto elettronico e poi farci le orge con le puttane? Roba da matti. Adesso poi in carcere fanno anche i corsi di mosaico, i lavori socialmente utili. Dovrebbero tagliargli i cagnoni e farglieli ingoiare, altroché».
B.: «I coglioni, signora, non i cagnoni».
C.: «I coglioni, signore karo, siamo noi che l’abbiamo votato!».
B.: «Ma chi, scusi?».
C.: «Cagnoni, no? Lo paghiamo con i nostri soldi!»
B.: «Ok, d’accordo, ci rinuncio, buona serata».

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