Che grande idea, l’Ausl Romagna. Un piccolo caso di spreco, che dice tanto

In questi giorni anche a Ravenna pare che tutti abbiano scoperto che la sanità è allo sbando, o qualcosa del genere. Mancano i medici, gli infermieri, i cantieri sono in ritardo, eccetera eccetera.

Chi l’avrebbe mai detto eh? Chissà che una petizione non risolva il problema.

Sarà mica, però, che l’Ausl Romagna non sia stata questa grande idea che ci avevano voluto far credere? Che il risparmio previsto con la sua fondazione alla fine sia stato pure troppo? Che non sia poi così efficiente avere un’unica Azienda sanitaria per tre province?

A spiegare meglio cosa intendo è un fatto all’apparenza minore, esemplificativo, che per una volta mi induce a lasciare questo spazio alla cronaca, citando il Corriere Romagna, che nei giorni scorsi ha rivelato come l’Ausl Romagna – finita l’emergenza Covid – stia cercando di smaltire i dispositivi di protezione individuale (Dpi) che erano stati acquistati ma che ora risultano in eccesso. In particolare alle 12 del 28 febbraio è scaduta la possibilità di presentare offerte per smaltire la bellezza di 128,2 tonnellate di tute protettive in polipropilene e polietilene. Si tratta di 444.640 tute inutilizzate, ad oggi ancora impilate in 717 bancali. Mezzo milione di tute scadute e quindi non più utilizzabili.

«Parliamo di materiali di recente acquisto – cito un comunicato di Ravenna in Comune -, in quanto facenti parte delle spese effettuate dall’Ausl per proteggere i lavoratori dal rischio Covid. Acquisto disposto dopo lo scoppio dell’epidemia. Intento ovviamente apprezzabile che, però, vista l’enorme mole di inutilizzato inutilizzabile mette in luce a posteriori l’entità del problema a livello di programmazione degli acquisti. Quanto fosse costato questo mezzo milione di tute non è dato sapere. Dalla stampa apprendiamo solo che “ad inizio 2021, un primo bilancio dell’Ausl sull’acquisto dei vari dispositivi di protezione individuali (compresi occhiali, guanti e camici) fissava il totale a 94,2 milioni di pezzi per una spesa complessiva di 14,7 milioni di euro”. Se e in che misura il bando appena concluso sarà in grado di ridurre quella che si prola come una perdita secca, lo scopriremo solo a procedure di gara terminate».

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