La polifunzionalità di Palazzo Rasponi

E dire che io – dopo quel restauro da dieci e passa milioni di euro per un palazzo che si affaccia sulla nuova piazza pedonale di una città d’arte – avevo davvero pensato che potesse ospitare un museo d’arte contemporanea, all’inizio. E dire che io – dopo quel restauro da dieci e passa milioni di euro per un palazzo che si affaccia sulla nuova piazza pedonale di una città d’arte – avevo davvero pensato potesse diventare la nostra Casa dell’Europa, anche senza essere diventati Capitale della cultura 2019, un luogo per «iniziative e attività finalizzate a conoscere e affrontare in positivo le peculiarità, fra differenze e sintonie, che caratterizzano le diverse realtà che compongono il Vecchio Continente» (si era detto – veramente – ai tempi dell’inaugurazione). E dire che io – dopo quel restauro da dieci e passa milioni di euro per un palazzo che si affaccia sulla nuova piazza pedonale di una città d’arte – avevo almeno sperato potesse diventare in extremis uno spazio per le arti visive, boh, la fotografia, in una città d’arte che ha grandi fotografi in giro per il mondo. E dire che io – dopo quel restauro da dieci e passa milioni di euro per un palazzo che si affaccia sulla nuova piazza pedonale di una città d’arte – speravo ancora potesse essere perlomeno un contenitore per la cultura, da vivere 365 giorni all’anno, per i frequentatori della nuova piazza pedonale di una così bella città d’arte.
E invece, no. Invece si continuano a fare anche tante iniziative culturali, certo, e poi ci sono gli uffici comunali (sigh) e anche iniziative non culturali, chissenefrega. Un contenitore polifunzionale, lo chiamano gli esperti, il che significa che ospita eventi con una programmazione, ecco sì, come dire, un po’ alla cazzo, senza nessun tipo di filo conduttore, neppure la cultura (sigh).
In definitiva, ecco, credo che forse sarebbe stato meglio far investire quei dieci milioni di euro alla fondazione, boh, per rifare le banchine della Darsena? Per la Rocca Brancaleone? Per spostare la stazione nello spazio? Di certo, l’impressione è che il nostro Comune si sia trovato con un contenitore in più, prestigiosissimo, in pieno centro, senza uno straccio di idee sul suo riutilizzo (e la colpa è della giunta precedente, me ne rendo conto, questa ci sta ancora pensando). La speranza ora è che a nessuno venga mai in mente di recuperare l’ex Anagrafe, per dire, che sai gli incubi? Che nessuno pensi a nuovi spazi pubblici in centro, men che meno che siano adatti anche solo lontanamente a ospitare qualcosa di culturale. Non ci pensate nemmeno.

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