venerdì
04 Luglio 2025
Rubrica L'osservatorio

La sfiga di non lavorare per l’Ausl

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Vi riporto qui pari pari un’agenzia dell’Ansa relativa a una notizia che ha coinvolto in qualche modo anche la provincia di Ravenna.

«Una centralista del Cuptel, dipendente di una cooperativa che gestisce il centro di prenotazioni per l’Usl della Romagna, è stata licenziata dopo che, durante una telefonata, ha consigliato a una donna incinta di non vaccinarsi. La donna, 51 anni, di Cattolica lavorava a Cesena per la cooperativa Asso.
Due mesi fa, una giovane donna di Faenza incinta ha chiamato il Cuptel per prenotare il vaccino ed ha espresso i propri timori alla centralinista. «Ricordo questa donna in gravidanza molto combattuta – ha raccontato la centralinista al giornale – che esprimeva il suo sfogo e le sue indecisioni sul vaccino, ed io, forse peccando di ingenuità, mi sono lasciata sfuggire le parole ‘io se fossi in lei non lo farei’. Ma alla fine le ho comunque prenotato la prima dose”.
Il marito della giovane donna ha denunciato il caso all’Azienda Usl Romagna che lo ha segnalato alla cooperativa. Dopo le verifiche del caso la donna è stata licenziata per giusta causa.
«La situazione è stata gestita dai nostri legali che hanno preso questo provvedimento – ha detto Cristina Gallinucci, presidente della cooperativa Asso – in un periodo complicato come quello vaccinale, nessuno può permettersi di dare consigli senza avere le competenze necessarie».

Non fa una piega, dirà qualcuno. Vero, ma.

Peccato solo (per lei) che la donna non fosse una dottoressa, perché in quel caso al massimo rischiava un richiamo dall’ordine professionale solo un anno dopo, o qualcosa del genere, come è capitato per esempio a quel dottore di Ravenna che era contro la mascherina e i vaccini, ma ha avuto comunque tutto il tempo (se avesse voluto farlo) di sconsigliare caldamente il vaccino non solo al telefono a una donna incinta, ma a tutte le sue centinaia di pazienti.

O peccato (per lei) che la donna non fosse una dipendente Ausl; in quel caso al massimo avrebbe rischiato di finire sospesa senza stipendio, diversi mesi dopo, come le centinaia di medici e infermieri (in compagnia di qualche dirigente) che ancora oggi non sono vaccinati nell’Ausl Romagna.

Sfiga (per lei) ha voluto invece che lavorasse per una cooperativa: licenziata. Così va la vita (lavorativa).

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