Lo specchio della nostra società

Gli automobilisti suonano il clacson ripetutamente, a volte cozzano tra di loro allegramente, più spesso si limitano ad abbassare il finestrino e a gridare l’uno con l’altro. «C’ero prima io», «Non vede che stavo aspettando io», «Il posto è mio, non faccia il furbo». Una volta ho sentito anche un démodé «Ma sei scemo!?!?!?!?». A riprova del fatto che stavano proprio aspettando il parcheggio, ci sono i nuvoloni di fumo grigio, di gas di scarico prodotto dalle auto – qui particolarmente vintage, non so spiegarvi come mai – in attesa con il motore acceso. I pedoni sono spesso naturalmente gli stessi automobilisti che hanno parcheggiato troppo distante per i loro gusti, oppure sono anziani giunti all’alba che non trovano l’entrata, oppure sono anziani che hanno fatto male i conti e sono arrivati tardi, oppure sono anziani che girano con un braccio alto premendo fortissimo all’altezza del gomito con l’altra mano, nel punto dove si sono appena fatti fare la punturina, dando l’impressione di voler chiamare qualcuno. O facendo ulteriormente incazzare qualche automobilista già incazzato di suo, che crede che «quel vecchio del cazzo» gli stia facendo il gesto dell’ombrello. Poi naturalmente nel parcheggio ci sono anche i giovani, che camminano ancor più piano degli anziani perché chiaramente ancora addormentati, e molti immigrati di colore, quasi sempre in ciabatte anche d’inverno. Anche a piedi, la rissa è sempre dietro l’angolo. In questo caso sono le biciclette che si azzardano a utilizzare i marciapiedi a essere prese di mira. All’interno dello stabile, invece, si respira un’aria bassa. Bassissima. C’è gente che aspetta da ore nonostante abbia prenotato l’esame appunto ore dopo e le prenotazioni funzionino benissimo. C’è gente che non ha prenotato e spinge sei pulsanti contemporaneamente mettendo a disagio quelli in fila dietro di lui. Ci sono il ragazzo che sviene dopo il prelievo e il bambino che piange. Ci sono donne incinte ovunque, che ti rubano il posto. Ci sono milioni di batteri pronti a colpirti, ma per fortuna in pochi minuti ti liberi e torni nel parcheggio, dove a ogni incrocio (sì, ci sono incroci anche nei parcheggi, anche se la maggior parte dei ravennati lo ignora) ci sono un paio di mezzi e/o pedoni e/o ciclisti fermi a discutere. Tu respiri più smog che puoi e vuoi morire, pensando a quanto il parcheggio del Cmp, Centro di Medicina e Prevenzione di Ravenna, sia lo specchio perfetto di una civiltà in declino che merita di estinguersi, altro che Goro e Gorino.

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