La brico-mamma

Chi mi conosce lo sa: sono una donna di molte (troppe?) parole. Mi trovo a mio agio con le parole in ogni loro manifestazione: libri da leggere, chiacchiere, documenti, giornali. Ma quando si tratta di fare qualcosa che richiede abilità manuali, sono un disastro, fin da bambina.

Mai capita l’utilità di sforzarmi di fare, a ogni festa comandata, un sottopentola di mollette o un angioletto sbilenco di pasta di sale, che immancabilmente costringeva maestre e genitori a penosi momenti di imbarazzo alla ricerca di commenti congrui che non mi mortificassero troppo.

Guardavo i lavoretti degli altri bambini familiarizzando per la prima volta col concetto di inadeguatezza.

Ordunque, capirete che poter chiudere il capitolo bricolage, per me, è stata una delle gioie dell’età adulta che ho maggiormente apprezzato.

Ho vissuto serenamente senza avere idea di cosa fosse un cacciavite a stella fino, grosso modo, al settimo mese di gravidanza, quando ho realizzato che tutti gli indispensabili accessori in dotazione al bebé, tipo il seggiolone portatile da viaggio, necessitano di lavori di montaggio decisamente fuori della mia portata.

Et voilà: fine dell’indipendenza. Da donna lavoratrice e femminista convinta, mi sono trovata a pietire l’aiuto di mio marito, fiero bricoleur, per raccapezzarmi nelle necessità quotidiane.

E naturalmente il karma non mi ha risparmiato nemmeno un figlio che dall’età di due anni si appassiona ai cataloghi del Bricocenter ed è capace di chiedermi, senza preavviso, cos’è una fresatrice verticale (ovviamente mi avvalgo della facoltà di non rispondere). Ma che fare quando il frutto dei tuoi lombi ti chiede con occhioni supplicanti di aiutarlo a costruire una ruspa di cartoncino e addirittura, per facilitarti, ti disegna delle istruzioni? Ci provi, ti cimenti, e inevitabilmente ti arriva la bruciante stoccata finale: “Vabbè, dopo chiedo a papà”.

Immagino che quel momento esistenziale delicato, in cui prendi coscienza che i tuoi genitori non sanno tutto e non possono tutto, mio figlio, a cinque anni, l’abbia già superato senza particolari scossoni (mi pare). Tuttavia, mi permetto un consiglio ai futuri genitori: tra un metodo danese per crescere figli felici e un corso di yoga prenatale, imparate pure, se non siete già in grado, a usare una pistola per la colla a caldo. Alla lunga, è più utile.

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