Prima di rimanere incinta, ero una discreta lettrice. Passavo con agilità da romanzi a saggistica, da fumetti a grandi classici. Durante i nove mesi d’attesa, mi cullavo con immagini di una me stessa che allattava un serafico neonato e lo guardava amorevolmente tra una pagina e l’altra. Non mi misero in allarme, allora, neanche i sorrisi di compatimento con cui le amiche più scafate accoglievano la mia certezza di riuscire a passare i primi mesi di vita di mio figlio tra libri e sonnellini ristoratori.

Poi, l’impatto con la realtà: i neonati non sono (quasi mai) serafici, reggere un libro con una mano mentre con l’altra cerchi di attaccare al seno il tenero batuffolo o di dargli il biberon è quasi impossibile, e quando dorme le poche energie residue ti consentono di concentrarti, al massimo, sulle pagine di Wiskhey il Ragnetto.

Intendiamoci: ho amiche che a pochi mesi dal parto hanno organizzato mostre o scritto tesi di dottorato, ma per chi dispone di una dotazione neuronale media, come la sottoscritta, un certo grado di regressione selvatica nei primi mesi da mamma è la norma.

Poi quei mesi passano e, complice l’equilibrio ormonale quasi completamente ristabilito, tornate alle vostre amate letture. Ma le difficoltà logistiche sono sempre dietro l’angolo. Se il bebè dorme nella vostra stanza, come nel mio caso, proverete a familiarizzare con quelle infernali lucine da lettura che ti cadono continuamente in faccia e ti impediscono di girare le pagine. Se ti addormenti e il libro ti cade a terra (a me capita regolarmente), il pupo si sveglia e tu maledici il momento in cui hai preferito Philip Roth al Grande Fratello Vip.

Per fortuna la moderna tecnologia viene in nostro soccorso: ormai leggo solo e-book, ma sono fiduciosa di poter tornare presto a sfogliare veri libri di carta. Però, datemi retta: se amate la lettura, nella lista nascita, oltre a orsacchiotti e biberon anticolica, inserite un kindle.